Continua la crisi nera del colosso immobiliare cinese Evergrande.

Dopo i ribassi registrati nei giorni scorsi, il titolo della società ha perso un altro 5,46% alla Borsa di Hong Kong, minimi storici mai registrati dalla quotazione del 2009, a 1,73 dollari di Hk, in seguito alle notizie non rassicuranti trapelate dalla società, che a oggi ha accumulato debiti per oltre 300 miliardi di dollari.

Il gruppo non ha pagato il coupon offshore per 82,5 milioni, in scadenza due giorni fa al termine dei 30 giorni di tolleranza, e ora vede sempre più vicino il fallimento. Default in cui il governo di Pechino, a quanto sembra, non intende intervenire. L’ipotesi più probabile resta però, per gli analisti, un riassetto complessivo della struttura societaria e una ristrutturazione del debito.

Intanto Evergrande ha creato un comitato per la gestione dei rischi guidato dal suo presidente e fondatore Xu Jiayin e il governo del Guangdong, la provincia del sud della Cina in cui la compagnia ha il suo headquarter, ha esteso la sua supervisione, promettendo l'invio di un team specializzato.

La crisi del colosso ha già causato serie turbolenze in tutto il comparto: Kaisa Group Holdings, un altro sviluppatore immobiliare che attualmente non naviga in buone acque finanziarie, ha sospeso questa mattina le contrattazioni sui suoi titoli a Hong Kong "in attesa della diffusione di un annuncio contenente informazioni privilegiate", ha spiegato la stessa Borsa.

Le conseguenze di un rallentamento del settore potrebbero inficiare la crescita dell’economia dell’intero Paese, che – secondo le ultime previsioni – dovrebbe essere pari all’8% per quest’anno e al 5,3% per il 2022.

(Unioneonline/F)

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