Lo spettro del Dieselgate continua ad aleggiare sulle case automobilistiche europee.

La procura tedesca ha compiuto oggi una serie di perquisizioni negli uffici dell'Audi, in scia ai sospetti di frode legati allo scandalo emissioni che ha travolto il gruppo madre Volkswagen.

Nel quartier generale di Ingolstadt, vicino a Monaco, si è andati alla ricerca di documenti che possano aiutare a capire se Audi abbia modificato la centralina dei motori diesel venduti negli Usa tra il 2009 e il 2015 (si tratta di circa 80mila veicoli).

Ma le indagini – che non coinvolgono quindi le auto vendute in Europa – si sono svolte anche in altre sedi della società.

Ai fini dell'inchiesta, sono state inoltre perquisite alcune abitazioni private, ma non la casa dell’ad Rupert Stadler, che guida la divisione dal 2007 e ha incassato il sostengo del consiglio di amministrazione.

Le indagini cadono proprio nel giorno di presentazione dei conti 2016, sui quali - peraltro - l'affare Dieselgate ha già pesato.

Il gruppo Audi – che controlla anche Lamborghini, Ducati e Italdesign – ha infatti chiuso l'anno scorso con un fatturato di 59,3 milioni di euro (+1,5%) e ha venduto 1,867 milioni di auto (+3,6%). Ma ha visto allo stesso tempo un calo del risultato operativo (da 5,1 a 4,8 miliardi), ulteriormente gravato da oneri straordinari per 1,8 miliardi (attribuibili proprio alle vertenze sul Dieselgate). L'utile netto si è più che dimezzato: da 4,2 a 2 miliardi.
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