NARBOLIA - Un fiume artificiale in piena allaga le campagne a pochi chilometri da Narbolia. È un fiume che scorre in un letto in acciaio corroso, che ha oltre 40 anni.

È un tubo del Consorzio Bonifica dell'Oristanese che da mesi perde acqua e allaga i campi vicini. Orti e oliveti marciti dall'abbondanza di acqua. E in tempi di siccità e turnazioni per le irrigazioni (dal nord al sud dell'Isola) lo spreco nella zona tra il "ponte nuovo" e "Bagarissu Tianu" è un colpo al cuore all'animo agricolo di diversi imprenditori. Perché in un periodo di restrizioni idriche, vedere i propri campi allagati e le colture annegate da 10 centimetri di acqua è proprio una grande contraddizione.

IL COMMISSARIO - Lo sa bene anche Andrea Abis , presidente del Consorzio Bonifica dell'Oristanese, che non fa finta di niente e affronta il problema senza cercare scappatoie: «Sappiamo bene che ci sono delle perdite in quella zona - ammette il commissario - e seppur con le casse ormai vuote abbiamo stanziato dei fondi per riparare le condotte senza doverle sostituire del tutto: grazie a una calza in resina». Cioè? «Un sistema che consente la riparazioni delle condotte corrose senza dover intervenire direttamente sulla sostituzione delle tubazioni. Purtroppo l'azienda specializzata in questi lavori non poteva intervenire prima di un certo periodo perché il fornitore della Penisola non ha garantito la consegna dei materiali in tempo utile. E noi non possiamo correre il rischio di realizzare l'intervento oggi e di chiudere la fornitura di acqua proprio nel momento più importante per l'intera agricoltura di Narbolia e San Vero Milis». Quindi a oggi le soluzioni sono poche: o li assetate o li annegate? «Conosco bene il problema - dice Abis - ma se interveniamo dobbiamo bloccare la fornitura di acqua per diversi giorni. E non mi sembra il caso. Anche perché nel corso di questi lavori sorgono sempre mille intoppi e non vorrei che la fornitura di acqua restasse bloccata per troppo tempo danneggiando l'intero settore agricolo del Sinis, con danni irreparabili».

GLI AGRICOLTORI - A questo punto si tratta proprio di scegliere il danno minore anche se alcuni proprietari terrieri della zona i conti con l'acqua li hanno già fatti, come Franco Vargiu : «Una pozzanghera enorme, ecco cosa sono diventati i miei terreni» dice davanti a un piccolo pezzo di terra a due passi dal ruscello Rio Maestru Impera che grazie all'apporto dell'acqua del Consorzio di Bonifica sembra un torrente alpino in piena allo scioglimento dei manti nevosi. Gilberto Marongiu il problema lo vive ormai da diversi mesi. Nei suoi terreni c'è la valvola del Consorzio e la perdita d'acqua parte proprio a due passi dal suo ovile: «Abbiamo segnalato più volte - dice l'allevatore - ma noi possiamo solo aspettare l'intervento degli altri. Vedete dall'altra parte della strada. C'è la vegetazione tipica di uno stagno».

Maurizio Olandi
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