Carenza di liquidità e calo dei consumi hanno rappresentato il principale ostacolo all'attività di impresa durante l'emergenza sanitaria mettendo in difficoltà il 60% delle imprese del commercio e della ristorazione; quasi il 30%, invece, tra burocrazia e le necessarie procedure di sanificazione, igienizzazione e altri protocolli di sicurezza, ha visto incrementare i costi; ma c'è anche un 11% di imprese che indica nella criminalità "un ulteriore, pericoloso ostacolo allo svolgimento della propria attività".

E' quanto emerge da un'indagine sull'infiltrazione della criminalità organizzata nelle imprese del commercio e della ristorazione durante e dopo il lockdown realizzata da Confcommercio in collaborazione con Format research.

In, particolare, circa il 10% degli imprenditori, in questo periodo, risulta esposto all'usura o a tentativi di appropriazione "anomala" dell'azienda.

La percentuale cresce fino a quasi il 20% per quegli imprenditori che sono molto preoccupati per il verificarsi di questi fenomeni nel proprio quartiere o nella zona della propria attività; i due terzi delle imprese giudicano comunque efficaci le azioni di contrasto delle forze dell'ordine e della magistratura e ritengono fondamentale ricorrere alla denuncia, ma ancora oggi quasi 1 impresa su 3, di fronte a questi fenomeni criminali, non sa cosa fare.

Il 67,4% delle imprese intervistate ritiene infatti ''molto'' o ''abbastanza'' efficace l'azione delle Forze dell'ordine e della Magistratura, per contrastare l'azione della criminalità contro le imprese e il 66% del campione ritiene ''molto'' o ''abbastanza'' efficaci le diverse forme di collaborazione in atto tra Autorità centrali e locali, forze dell'ordine e magistratura.

Il 60% circa degli intervistati ritiene che l'imprenditore che si trova alle prese con i fenomeni criminali dell'usura e del tentativo della malavita di impadronirsi delle imprese deve denunciare subito il reato del quale è rimasto vittima. Il 33% delle risposte indica un'assenza di strategie rispetto alle pressioni criminali (''non saprei cosa fare'') e solo un'esigua minoranza appare completamente sfiduciata (''non si dovrebbe fare niente poiché è inutile'').

Dall'indagine emerge comunque che carenza di liquidità e calo dei consumi hanno rappresentato il principale ostacolo all'attività di impresa durante l'emergenza mettendo in difficoltà il 60% delle imprese del commercio e della ristorazione; quasi il 30%, invece, tra burocrazia e le necessarie procedure di sanificazione, igienizzazione e altri protocolli di sicurezza, ha visto incrementare i costi.

(Unioneonline/F)
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