Ancora in salita le quotazioni del petrolio, con il greggio statunitense di riferimento, il Wti (West Texas Intermediate) che ha raggiunto gli 84,45 dollari al barile (+0,37%), non lontano dai massimi registrati nel 2014, dopo la decisione dell'Opec+, l’Organizzazione dei Paesi esportatori, di aumentare solo lievemente la produzione quotidiana a dicembre di quest'anno.

Il riferimento internazionale Brent guadagna lo 0,65% e si attesta a 85,34 dollari al barile.

Gli Stati Uniti hanno per ora rinviato la decisione di attingere alle loro riserve strategiche, ma non si esclude un possibile intervento da parte dell’amministrazione Biden.

Il prezzo medio della benzina nei distributori americani ha infatti superato i tre dollari e mezzo al gallone e l’inflazione continua a correre, con prospettive negative in vista dell’arrivo dell’inverno. 

Il presidente americano e i capi di Stato e di governo dei principali Paesi consumatori avevano chiesto di aumentare la produzione oltre i 400mila barili al giorno pattuiti in estate, per tamponare temporaneamente la mancanza di greggio e mitigare i prezzi, ma l’organizzazione guidata da Arabia Saudita e Russia non li ha ascoltati.

La Casa Bianca ha reagito senza usare mezzi termini: "L'Opec+ rischia di mettere a repentaglio la ripresa economica globale".

Il prossimo incontro dell’Organizzazione è stato fissato per il 2 dicembre.

(Unioneonline/F)

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