Il decreto Carige, varato per salvare la Cassa di risparmio di Genova e Imperia, è stato firmato ieri sera dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale.

Con il provvedimento viene posta la garanzia dello Stato su nuove emissioni di bond Carige fino a un valore nominale di 3 miliardi fino al 30 giugno 2019. Nel testo, anche l'istituzione di un fondo da 1,3 miliardi per l'anno 2019 destinato alla "copertura degli oneri derivanti dalle operazioni di sottoscrizione di azioni effettuate per il rafforzamento patrimoniale nel limite massimo di di 1 miliardo".

Proprio il testo è stato oggetto di polemica, in quanto sarebbe identico in molti passaggi a quello decreto Salvabanche approvato dal precedente governo targato Pd.

Ma i motivi di discussione tra governo e opposizione non si limitano alla forma, ma anche alla sostanza.

A puntare il dito contro il decreto sono innanzitutto i parlamentari dem, che sui social hanno rilanciato i video e le dichiarazioni dei big pentastellati - da Di Maio a Di Battista, passando per Paola Taverna - che tuonavano contro il Salvabanche.

"Sono bastati dieci minuti di una riunione notturna del Consiglio dei ministri per smentire cinque anni di insulti e menzogne contro di noi. Matteo Salvini e Luigi Di Maio devono solo vergognarsi", ha scritto sui social l'ex premier ed ex segretario democratico Matteo Renzi.

Sulla stessa lunghezza d'onda Maria Elena Boschi, messa in croce per mesi dall'allora opposizione per le cariche ricoperte da suo padre in Banca Etruria.

L'ombra del conflitto d'interessi, però, aleggerebbe anche sul decreto giallo-verde. Ne è convinto il Pd che ha annunciato un'interrogazione parlamentare per chiedere al governo se il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sia uscito o meno dall'aula al momento del voto in Consiglio dei Ministri, come vuole prassi in caso di eventuali collegamenti tra chi vota e il provvedimento oggetto del voto.

Questo perché, sostengono i dem, nella vicenda ci sarebbero "strane coincidenze". A cominciare dal fatto che Guido Alpa, "maestro professionale di Conte", è stato consigliere in Carige. E Conte a sua volta, sottolineano la senatrice Pd Simona Malpezzi, "è stato anche consulente di Mincione, socio della Carige."

Dal canto proprio, il numero uno di Palazzo Chigi rimanda le accuse al mittente.

"Ho detto in più occasioni - ha spiegato Conte a Porta a Porta - che non ho mai avuto uno studio associato con Alpa. Che Alpa sia stato anche componente del consiglio di amministrazione di Carige non vedo quale conflitto di interessi possa realizzare col sottoscritto. Mi sembra veramente un'assurdità".

Il provvedimento taglia poi corto Conte "è un salvagente, una misura transitoria ampiamente meditata".

Il decreto è stato difeso a spada tratta anche dal resto del governo.

Di Maio, sui social, si è affrettato a precisare che non si tratta di un "regalo" alla banca e nemmeno di un "salvataggio", bensì di una nazionalizzazione.

Matteo Salvini, invece, si è detto "orgoglioso che il Governo sia intervenuto subito per mettere in sicurezza i risparmi di migliaia di italiani, non gli interessi di amici degli amici come avvenuto in passato".

Ma il Pd non molla: "Cinque miliardi per salvare le banche. 4,6 miliardi (perché gli altri 2,5 c'erano già, li aveva messi il Pd) sui poveri. Com'era quella storia che loro avrebbero dato i soldi ai poveri e non alle banche?", ha twittato il deputato Luigi Marattin.

(Unioneonline/l.f.)
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