Gli aumenti di luce, gasolio, mangimi e concimi “non può essere scaricato sul consumatore finale”. Anche perché questo, con magari uno stipendio fisso, non farà altro che variare il paniere di consumo “cercando qualcos’altro di meno costoso”.

C’è grande preoccupazione per il caro energia e per le bollette con importo quadruplicato che portano i caseifici al collasso. A lanciare l’allarme, Gianni Maoddi, presidente del Consorzio Pecorino Romano, che sottolinea come anche gli allevatori siano “stremati”: “Servono interventi per evitare una strage economica e sociale. Servono riforme immediate, prima che sia troppo tardi".

Nonostante le quotazioni del Pecorino Romano siano arrivate a 12-13 euro al chilo, e questo al momento consente un’adeguata remunerazione del latte, c'è comunque il rischio che tutto questo non sia sufficiente a coprire i costi. "Ecco perché - ribadisce Maoddi - servono interventi immediati e rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell'energia sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti. Abbiamo centinaia di migliaia di euro all'anno di maggiori costi da recuperare, ma in questo momento è un'impresa impossibile. Se non ci saranno interventi immediati, rischiamo di assistere alla chiusura di tante imprese già fiaccate in questi anni da inflazione, pandemia e caro carburanti". "Una catastrofe - incalza il presidente del Consorzio - da evitare a tutti i costi. Solo in Sardegna rischia di saltare un sistema economico fatto di 12mila aziende zootecniche, 25.000 addetti e 40 caseifici, un sistema che solo quest'anno ha prodotto un valore di 600 milioni di fatturato. È evidente che non ce lo possiamo permettere".

(Unioneonline/s.s.)

© Riproduzione riservata