Blocco canale di Suez: con la nave incagliata, ogni ora potrebbe costare 400 milioni VIDEO

Il canale di Suez è ancora bloccato dalla Ever Given, l’enorme nave portacontainer che si è arenata martedì impedendo il transito di altre navi.

Non ci sono ancora dichiarazioni ufficiali sulla dinamica dell’incidente, ma sembra che l’equipaggio abbia perso il controllo della nave a causa di un forte vento. Tutti i membri, questo è certo, sono stati recuperati incolumi.

Neppure i tentativi fatti ieri sono serviti a smuovere il gigante lungo 400 metri e pesante più di 200.000 tonnellate, impegnato sulla rotta che dalla Cina lo avrebbe portato a Rotterdam nella giornata del 31 marzo. Oggi gli sforzi saranno intensificati con l’impiego di squadre di soccorritori specializzati, come riportato da Bloomberg, in arrivo da Olanda e Giappone.

Non è affatto scontato che il tratto del canale in cui la nave si è arenata venga liberato in tempi brevi. Nick Sloane, l’esperto statunitense che aveva guidato le operazioni di salvataggio della Costa Concordia, ha dichiarato che la migliore possibilità per riportare la spedizione alla normalità potrebbe non arrivare fino a domenica o lunedì, quando la marea raggiungerà il picco.

RISVOLTI ECONOMICI - Intanto si comincia a fare i conti con il danno causato dall’incidente in quella che viene considerata la via marittima commerciale più importante al mondo. Secondo il prestigioso Lloyd's List, quotidiano specializzato in notizie sulla navigazione, il blocco ha impedito il passaggio di 165 navi, dove il traffico marittimo vale circa 5,1 miliardi di dollari al giorno in direzione ovest e 4,5 miliardi al giorno in direzione est. Ogni ora di blocco, dunque, arriverebbe a costare ben 400 milioni di dollari.

RICADUTE SULL'ITALIA - Il canale di Suez è, come noto, strategico e fondamentale anche per l’Italia. Secondo una nota emessa dal Centro Studi di Intesa San Paolo (SRM), gli scambi via mare tra noi e i paesi asiatici passano da Suez e, soltanto nel 2020, sono stati pari a 82,8 miliardi di euro, vale a dire il 40,1% del nostro commercio marittimo complessivo.