I canoni demaniali per chi ha concessioni balneari in Italia sono troppo bassi. Lo sostiene Flavio Briatore in un’intervista al Corriere della Sera.

L’imprenditore prende come esempio il suo Twiga, l’esclusivo locale sul mare che gestisce con la socia Daniela Santanchè a Forte dei Marmi. Nel 2022 ha fatturato «dieci milioni di euro. E sarebbe giusto che di concessione ne pagassi cinquecentomila».

Il Twiga «ha 150 dipendenti, è una struttura molto grande», ammette. «Diciamo invece che l’80% dei bagni è l’unica entrata per la famiglia. Dove tutti lavorano sei mesi, padre, madre, figli, cognati e poi chiudono...».

La ricetta di Briatore è questa: «Io partirei dal valore della zona, perché una cosa è Catanzaro Mare e un’altra Portofino. Poi farei un tot a ombrellone. A contare gli ombrelloni non è che ci vuole un genio. Pochi mesi e la mappatura si fa».

«Al demanio abbiamo sempre pagato poco o niente – ha detto – Credo che lo Stato ne ricavi cento milioni l’anno… Dovrebbe prendere 800. O più. Ma è tutto sfalsato. A partire dal potere in mano ai concessionari. Questi devono sparire. Sono tizi che a volte hanno avuto decine di anni fa delle concessioni, vai a sapere come, e oggi troppo spesso le sfruttano senza lavorarci e senza produrre niente. Zero».

Quindi la conclusione: «Vanno tutelate il più possibile le famiglie che vivono solo di quella concessione. Per me non dovrebbero neanche fare le aste. Gli altri sì: si fissino criteri e poi si facciano le gare. Criteri seri, però. Se no uno, se vuole, si compra tutti i dintorni».

(Unioneonline/D)

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