La Sardegna al top tra le regioni del Mezzogiorno italiano per quanto riguarda il servizio educativo per la prima infanzia, ovvero gli asili nido.

Lo certifica l’Istat, nel suo ultimo report riferito all'anno educativo 2021/2022.

Guardando la percentuale di copertura dei posti rispetto ai residenti tra 0 e 2 anni a livello regionale l'Umbria è la regione con il livello più alto (43,7%), seguita da Emilia Romagna (41,6%), Valle d'Aosta e Provincia Autonoma di Trento (41,1%). 

Di contro, fra le regioni del Sud, restano ancora al di sotto del 15% Campania, Sicilia e Calabria (11,7%, 13% e 14,6% rispettivamente), ma come detto spicca il dato della Sardegna, che ha una percentuale di copertura del 32,5%, facendo registrare il livello più alto del Mezzogiorno.

Una percentuale che è anche molto vicina al target Ue del 33% fissato nel 2010 (come definito dal Consiglio Europeo di Barcellona nel 2002), ma ancora lontano dal nuovo obiettivo europeo del 45% di bambini frequentanti servizi educativi di qualità entro il 2030.

A livello nazionale, il parametro del 33% di copertura dei posti nei nidi rispetto ai bambini residenti è però stato fissato come Livello Essenziale delle Prestazioni (LEP) da garantire a livello territoriale entro il 2027.

Proprio il 33% (precisamente il 33,4%) è la percentuale – nel 2021 –dei bambini italiani 0-2 anni che frequentano una struttura educativa, contro il 37,9% della media Ue.

La Francia e la Spagna sono ben al di sopra del 50% e altri Paesi, come l'Olanda e la Danimarca, si attestano addirittura al 74,2% e al 69,1%.

«Nell’anno educativo 2021/2022 – sintetizza l’Istat - sono attivi in Italia 13.518 nidi e servizi integrativi per la prima infanzia e sono autorizzati oltre 350mila posti (48,8% dei quali a titolarità pubblica).

In ripresa dopo la pandemia – prosegue l’Istituto – l’offerta dei nidi (+1.780 posti), ma le richieste di iscrizione sono in gran parte insoddisfatte, soprattutto al Mezzogiorno (66,4% nel pubblico, 48,7% nel privato)».

«Nell’accessibilità al servizio – conclude il report – risultano penalizzate le famiglie più povere, sia per i costi delle rette, sia per la carenza di nidi in diverse aree del Paese».

(Unioneonline/l.f.)

© Riproduzione riservata