Giovedì si apre a Napoli il G20 dell'Ambiente. Una riunione mai decisiva come quella di oggi: dopo il disastro che ha colpito il Centro Europa, in particolare la Germania, i temi ambientali e gli investimenti per decarbonizzare la società e combattere la crisi climatica diventano sempre più decisivi.

A maggior ragione con il Recovery Plan: 70 miliardi di quello italiano sono dedicati alla green economy e saranno gestiti dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani.

Ufficialmente, le discussioni fra i ministri dell'Ambiente dei 20 verteranno su tre argomenti: tutela della biodiversità e degli ecosistemi (e quindi lotta alla plastica in mare, difesa del suolo e delle risorse idriche, soluzioni naturali per l'ambiente), uso efficiente delle risorse ed economia circolare, finanza verde (cioè come indirizzare i flussi finanziari verso la tutela del capitale naturale).

Ma la presidenza italiana vuole uscire dal vertice con un documento che impegni i 20 ad adottare realmente le politiche per rispettare gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Trattativa tutt’altro che facile.

Manca l’accordo sull’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili e alle centrali a carbone, manca sull’impegno a raggiungere le zero emissioni nette nel 2050.

Misure che anche i Paesi ricchi fanno fatica ad accettare, lo stesso ministro Giorgetti ha detto di andarci piano con la transizione e di frenare il piano verde Ue “altrimenti sarà crisi”. E che sono indigeribili nei Paesi in crescita come Cina e India, ma anche in Russia e Arabia Saudita.

"C'è ancora molta divergenza - ammette il ministro Cingolani a SkyTg24 -, non tutti i Paesi sono d'accordo sulla decarbonizzazione netta, alcune definizioni non sono ancora condivise. C'è molto lavoro da fare. E poi abbiamo tanti Paesi in difficoltà, li dobbiamo aiutare. Non si può soltanto dire loro 'smetti di crescere perché inquini’".

(Unioneonline/L)

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