Idee chiare per la Confederazione Sindacale Sarda (Css) appena entrata nella Rsa aziendale del gruppo Aias (con l'elezione a segretario del dipendente della struttura di Sestu Carlo Piras) e subito durissima verso la Regione la quale, secondo la sigla, è colpevole di "non pagare da anni gran parte delle prestazioni sanitarie dovute ad Aias fino ad indebolire l'azienda e trascinarla nella condizione attuale".

Oltre al tavolo tecnico utile l'accertamento di un presunto credito pregresso da 39 milioni di euro che la Css chiede di "non procrastinare ulteriormente" la sigla stima in 12,5 milioni di euro i crediti più recenti richiesti dall'Associazione Italiana Assistenza Spastici: "di questi - riporta una nota - 5 milioni sono dovuti dai Comuni per le cosiddette Quote Sociali, 6,9 milioni dall'Azienda per la Tutela della Salute in merito a prestazioni sanitarie e mezzo milione sempre in capo all'Ats per spese di trasporto".

Crediti, secondo il sindacato guidato da Giuseppe Meloni, "senza i quali sarà impossibile pagare gli stipendi arretrati ai lavori".

Per questo al termine della prima uscita in merito alla vertenza la Css chiede all'assessorato alla Sanità di "smettere di fare resistenza e di rendere subito esigibili i crediti Aias oltre a prorogare almeno fino al 31 dicembre le convenzioni in atto".

La presa di posizione non è piaciuta all'Unione Sindacale di Base che opera tutt'altra riflessione: "I crediti Aias sono solo presunti - afferma il coordinatore regionale Salvatore Drago - quel che è certificato sono le oltre 9 mensilità già lavorate dai dipendenti e delle quali ancora non si sa nulla. Dipendenti - continua Drago - ormai da tempo allo stremo sui quali l'Aias ha sempre scaricato il proprio rischio d'impresa trattandoli alla stregua di bancomat".

Si conclude con alcune domande provocatorie la nota dell'Usb: "Sanno i colleghi della Css che 4 anni fa l'Aias ha alleggerito il proprio organico licenziando 100 dipendenti? È a conoscenza del fatto che si lavora in un clima infernale nei vari centri e che 4 sindacalisti sono stati sanzionati (insieme a tanti dipendenti) e poi licenziati solo per aver rivendicato e difeso il diritto alla retribuzione di tutti?"
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