Doveva restare tutto segreto. Blindato nelle mura perimetrali del quartiere fieristico di Cagliari. Il silenzio sull’operazione era un diktat pronunciato con uno sguardo. Del resto la consegna, dopo l’inchiesta dell’Unione Sarda, era stata perentoria: sul futuro dell’aeroporto di Elmas nessuno deve parlare. A scalfire l’ordine di scuderia non sono bastati nemmeno quei 14 esplosivi improvvisati che ad agosto scorso hanno “bucato” indisturbati un sistema di sicurezza ridotto in brandelli nientemeno che dal Nucleo centrale ispettivo dell’Enac. Chi si aspettava le dimissioni o la sollevazione dei vertici dopo una falla così grave nel sistema dei controlli, con apparecchiature consunte da mancanza di manutenzione e vetustà, è rimasto deluso. Tutti ai propri posti, come se niente fosse accaduto. Niente scossoni, è stato l’ordine.

Altro che esplosivo

In ballo c’è ben altro che un po’ di esplosivo che entra ed esce in un sistema radiogeno di sicurezza, che intercetta il tacco delle scarpe ma si lascia sfuggire ordigni di ogni genere. La partita è l’Aeroporto Intercontinentale di Cagliari, la sua proprietà e la sua gestione. Non una semplice porta d’ingresso aerea della Sardegna, ma il portale principale dell’Isola dei Nuraghi verso il mondo. Nelle precedenti puntate della nostra inchiesta abbiamo scoperchiato i movimenti societari che, nella penombra della Camera di Commercio, si sono trasformati in veri e propri atti notarili. In un batter d’occhio la quota infinitesimale che fu di Alisarda, la vecchia compagnia dell’Aga Kan, è finita nelle mani di F2i Ligantia, la società che, uno dopo l’altro, ha scalato prima l’aeroporto di Alghero e poi quello di Olbia. Uno 0,209% apparentemente insignificante, ma carico di insidie. Una percentuale irrisoria capace, però, di generare ogni tipo di attacco al sistema azionario della Sogaer, la società che gestisce l’aeroporto di Cagliari.

Le mire private

L’obiettivo è sin da subito chiaro: cedere di fatto la governance dell’aeroporto al fondo privato di F2i. Tre le opzioni ipotizzate: l’aumento di capitale, la vendita volontaria delle quote della Camera di Commercio e la creazione di una holding tra le società che gestiscono gli aeroporti sardi. Insomma, a prescindere dalle modalità individuate o da individuare, il risultato non cambia: l’aeroporto di Cagliari deve finire nelle mani di F2i & soci. Certamente lo stratega dell’operazione, anonimo e da sempre deus ex machina dell’aeroporto di Olbia, aveva inizialmente pensato alla scalata attraverso l’aumento di capitale. La strada doveva essere una dichiarazione di crisi aziendale, facilmente attribuibile al Covid, scatenando la rincorsa ai debiti da coprire, tutti e subito. In questo ipotizzato piano di scalata aeroportuale l’unico in grado di metter mano al portafoglio per coprire i buchi preannunciati sarebbe dovuto essere proprio il braccio sardo del colosso finanziario F2i, all’anagrafe della Camera di Commercio, F2i Ligantia.

L’irruzione

L’irruzione dell’inchiesta del nostro giornale nel proscenio dell’aeroporto di Cagliari con la pubblicazione dei documenti societari ha fatto saltare per aria il silenzio che regnava sull’operazione. I rumors sono diventati atti notarili e le riunioni appartate nello scalo cagliaritano hanno lasciato il passo a prese di posizione ufficiali. La richiesta è stata variegata, dalla Confcommercio ai sindacati: sul futuro dell’aeroporto non si decide nelle segrete stanze. E’ per questo motivo che giovedì mattina lo scalo cagliaritano ha lasciato spazio al padiglione G della Fiera Campionaria di Cagliari, quella del primo maggio. All’ordine del giorno niente wurstel e cipolla. L’appuntamento è blindato. Nessuno deve sapere, nessuno deve parlare. La consegna dura, però, meno di 24 ore. I rivoli segreti di quell’incontro tra “fratelli-coltelli” sono un fiume in piena. Partecipano non più di 20 protagonisti della vita associativa datoriale della Sardegna del sud, dai rappresentanti di Confindustria a quelli della poderosa Coldiretti, dalla Confesercenti alla potentissima Confcommercio. Tutti convocati con tanto di telefonata personale del presidente della Camera di Commercio di Cagliari-Oristano, Maurizio de Pascale.

Ufficioso & blindato

Incontro ufficioso e segreto, ma i presenti sono in tanti. Le telecamere di servizio registrano il padrone di casa Gianluigi Molinari, rappresentante della Confesercenti e presidente del Centro servizi della fiera, ci sono Fabio Murru e Pierpaolo Spada, presidente e direttore Confartigianato, Giorgio Del Piano e Massimo Balia, presidenti regionale e provinciale della Confapi, non manca Francesco Porcu, direttore della Cna, con Patrizia Pinna, consigliere Cna e soprattutto membro della giunta della Camera di Commercio. La lista dei presenti segnala Alberto Bertolotti, leader della Confcommercio e strenuo oppositore della cessione aeroportuale, Ignazio Schirru, presidente Casartigiani, Roberto Bolognese, presidente regionale Confesercenti, Luca Saba e Giorgio Demurtas, direttore regionale e presidente provinciale Coldiretti, Antonello Argiolas e Marco Santoru, presidente e direttore Confindustria Sardegna meridionale, Gaetano Nastasi, membro della giunta camerale in rappresentanza degli ordini professionali, Luigi Biggio di Confcommercio, e, infine, Daniela Schirru, componente della giunta della Camera di Commercio, in rappresentanza delle Cooperative.

Plotone & platea

Plotone e platea, uditori e sostenitori. Del vertice tutti sanno, ma tutti negano. L’argomento è di quelli che scottano: il futuro dell’aeroporto di Cagliari e l’ingresso nella compagine societaria e gestionale di un colosso come F2i. Il numero uno della Camera di Commercio De Pascale è uomo scafato quanto basta per capire che in quella sala aleggia come un’ombra pesante la privatizzazione dell’aeroporto. E’ lui stesso a porsi quella domanda retorica che tutti i presenti, o una parte, gli vorrebbero rivolgere: «se mi chiedete se voglio vendere le quote dell’aeroporto vi rispondo di no». Il quesito è, però, solo il punto di partenza, perché quello di arrivo è tutto un altro. C’è da preparare il terreno per la grande scalata finanziaria all’aeroporto ma non bisogna dirlo, anzi, in questa fase, va assolutamente negato. In realtà, però, il piano emerge a piccoli passi con l’effetto dello scacco matto al sistema aeroportuale della Sardegna, da consumarsi tra Natale e Capodanno.

Stelle e strisce

Le parole del vertice camerale sono soppesate, ma si possono sintetizzare: dobbiamo costituire una società di cui facciano parte la Camera di Commercio di Cagliari, Ligantia F2i e nientemeno che il fondo americano “Blackrock”. In pratica una sorta di holding gestionale che punta a mettere tutti e tre gli aeroporti sardi sotto l’ombrello del potere finanziario italiano e americano. Una mossa da mani sulle porte d’ingresso dell’Isola dei Nuraghi, con tanto di “tricolore” e “stelle e strisce”. I dettagli dell’operazione e le modalità giuridiche per l’attuazione sono per il momento tabù.

I fondi

Di certo ci sono questi due nomi sul tavolo della Camera di Commercio: Ligantia F2i & Blackrock. La prima è la società fondata da F2i, il fondo capofila, che con il 79% controlla gli aeroporti di Alghero e Olbia, il secondo è uno dei più potenti fondi americani impegnato nelle scalate alle infrastrutture di ogni genere. I due soggetti, F2i e Blackrock, vanno di pari passo visto che nella società che detiene la maggioranza assoluta dei due aeroporti del nord dell’Isola, e lo 0,209% dell’aeroporto di Cagliari, F2i Ligantia, compaiono due fondi, i Global infrastructure Solutions 3 e 4, tutti riconducibili agli americani di Blackrock. Nel vertice che doveva restare segreto si è detto con chiarezza che dell’operazione deve far parte anche la Fondazione di Sardegna, a sua volta socia con il 5% di Ligantia e dello stesso fondo F2i.

Il pacco di Natale

La formula adottata per la comunicazione dell’operazione è da “pacco” natalizio: non vendiamo l’aeroporto di Cagliari ma lo affidiamo in gestione a questa nascente holding dove la Camera di Commercio sarà protagonista. In realtà il controllo sull’aeroporto più importante della Sardegna passerebbe rapidamente di mano, senza se e senza ma, a stranieri e fondi finanziari lontani anni luce dall’Isola. A gestirlo saranno interessi meramente finanziari, italiani ed americani, e non certo quelli economici e sociali dell’Isola. Nella riunione tra “fratelli-coltelli” qualcuno prova a invocare la Regione, sino ad oggi totalmente assente in questa partita decisiva per la “sovranità” sulle porte d’ingresso aereo nella terra di Sardegna. Restano aperti i capitoli più delicati: l’affidamento dell’aeroporto ad una gestione esterna alla Sogaer, società concessionaria dello scalo, e, soprattutto, le modalità di individuazione dei partner privati. Difficile che l’operazione possa essere fatta senza una gara ad evidenza pubblica. E soprattutto senza tener conto che quell’aeroporto è stato costruito con ben 200 milioni di euro di fondi pubblici.

Le mosse

Da domani, ad ogni ora, potrebbe arrivare alla Camera di Commercio una convocazione ufficiale, certamente per la Giunta Camerale, ma vista l’imponenza dell’argomento, è difficile escludere il Consiglio generale. I vertici chiederanno un mandato a trattare con i due fondi, italiano e americano. Si tratta di capire se riceveranno un mandato pieno o condizionato e se questo prevederà di fatto la perdita del controllo dell’aeroporto di Cagliari.

Lavoratori a rischio

Il rappresentante dei sindacati nella riunione alla Fiera avrebbe dato il proprio assenso, ma i lavoratori dell’aeroporto con una privatizzazione sostanziale sono quelli più a rischio. Lo scacchiere preannunciato dalla nostra inchiesta nelle prossime ore potrebbe calare la maschera. Il rischio è che dal prossimo anno nell’aeroporto di Santa Gilla batta bandiera americana insieme a quella dell’alta finanza. Una scalata d’altri tempi, in un’Isola che continua ad essere terra di conquista, dove anche le porte d'ingresso sarebbero negate ai sardi.

(6.continua)

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