Guarda al grande mercato cinese l’Agnello di Sardegna a marchio Igp, una delle eccellenze dell’agroalimentare della Sardegna. Nella provincia dello Shandong, in particolare a Jinan, il presidente del Consorzio di tutela Battista Cualbu e il presidente della Shandong Animal Husbandry Association, Lu Yan, hanno sottoscritto un accordo di collaborazione, sotto lo sguardo interessato del governatore della provincia dello Shandong Zhou Naixiang e del ceo della Banca di Cina Lin Jingzhen. C’è l’impegno del Consorzio a coordinare la cooperazione commerciale tra l’associazione cinese e le imprese zootecniche italiane, illustrando la normativa e fornendo supporto commerciale, nonché consulenza tecnica e servizi di supporto.

La Cina, e in particolare la provincia dello Shandong (la più importante realtà agricola dello stato), guarda quindi con interesse al mondo agropastorale sardo: le pecore da latte e la produzione di Agnello di Sardegna Igp in particolare, la selezione genetica, i metodi di allevamento e la sostenibilità delle produzioni, sono stati il motivo che ha portato la filiale della Banca di Cina nello Shandong a invitare i rappresentanti del Consorzio di tutela che ha sede a Macomer in occasione della Boc’s Shandong Week un evento di tipo economico che si tiene ogni anno sviluppare un’agricoltura moderna.

Sullo sfondo c’è anche l’interesse della Fao: non a caso l’ambasciatore Guang Defu è stato in Sardegna nel mese di aprile per conoscere da vicino la realtà del Consorzio di Tutela dell’Agnello Igp, una realtà con circa 5 mila soci tra allevatori, macellatori e porzionatori. «Un’occasione importante per noi», commenta Battista Cualbu, «alla presenza di oltre 200 delegati di tutto il mondo e 18 Stati invitati, all’interno di un evento di altissimo livello. Un’apertura straordinaria che è per noi un segnale importante, con l’auspicio che si riprenda il dialogo con questo paese fondamentale per ciò che riguarda l’agroalimentare».

«La partecipazione a questo evento risponde a pieno agli obiettivi del nostro consorzio che ha intrapreso da tempo un percorso di internazionalizzazione», aggiunge Alessandro Mazzette, direttore del Contas. «Abbiamo firmato un accordo per condividere i nostri metodi di allevamento sostenibili e etici. Siamo orgogliosi che la nostra cultura pastorale rappresenti un modello virtuoso da esportare verso il paese asiatico che ci ha voluto presenti qua».

(Unioneonline)

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