Un uomo ambizioso, apparentemente realizzato e sicuro di sé. Un segreto che viene dal passato, un'aspirazione che va in briciole. Tutto nell'arco di un solo giorno.

È quello che accade nel nuovo romanzo di Alain Elkann Una giornata (Bompiani, 2020, pp. 96, anche e-book), ambientato in una Parigi che è bella e seducente come solo la capitale francese sa essere tra le grandi città. Tra le sue vie si dipana la vicenda di Edmond Bovet-Maurice. Ha sessantotto anni, è un uomo di successo, affascinante, elegante: direttore di un grande museo, sempre al centro dell’attenzione del mondo, ha fatto di una deliberata vaghezza la sua chiave di conquista di donne e uomini, ma sul lavoro è attento, sempre teso verso nuove conquiste. Il suo più grande desiderio è entrare a far parte dell’Accademia di Francia e sembra molto vicino a raggiungere questo obbiettivo. Però, improvvisamente, qualcosa di inceppa e la vita di Edmond Bovet-Maurice comincia inesorabilmente e freneticamente a sgretolarsi come ci racconta proprio Alain Elkann:

"Il mio protagonista all'inizio del romanzo si trova con la sua governante, intento a scegliere un abito nuovo da indossare. Un'azione quotidiana che però dà l'avvio a una serie di eventi, sensazioni, pensieri che distruggono le sue certezze. Si scopre ingrassato e questo fa crescere in lui un fastidio che Edmond non riesce a dissipare. Anzi il fastidio cresce, rafforzato dal pensiero doloroso della relazione finita con Odile, che la presenza di una nuova compagna non riesce a scacciare. Poi si ricorda di un neo sul fianco, che sembra minaccioso e richiede una visita medica immediata. Insomma, improvvisamente è come se un minuscolo granello di sabbia si vada a insinuare in un ingranaggio che sembrava funzionare alla perfezione e mette in crisi tutto il meccanismo della vita del protagonista. Una persona può quindi essere sicura, padrona di sé stessa fin che vuole, ma basta poco a mandare tutto all'aria".

In poco tempo la giornata di Edmond, da carica di aspettative per un possibile ingresso nell'Accademia di Francia, diventa progressivamente un incubo…

"Era quello che mi prefiggevo di scrivere: un romanzo che si svolge tutto in una giornata. Una giornata che diventa sempre più spaventosa e porta il mio protagonista a scoprire cose di sé stesso e della storia della sua famiglia che non sapeva o forse aveva rimosso. Cosa che lo mettono drammaticamente in crisi".

A un certo punto Edmond capisce che non potrà ottenere il posto nell'Accademia per alcune macchie sulla reputazione della madre e della nonna, macchie legate alla Seconda guerra mondiale e a connivenze con i nazisti che allora occupavano la Francia. Nel libro lei fa dire al suo protagonista: “Che ingiustizia dover pagare le colpe della storia, le colpe di una famiglia.” È veramente un'ingiustizia pagare per le colpe di un passato lontano?

"Nel caso di Edmond è difficile dire se sia un’ingiustizia. Veramente non sapeva dei comportamenti della madre e della nonna oppure non si è fatto mai domande? È uno dei grandi interrogativi del libro, un interrogativo che si scioglie forse solo verso la fine del romanzo. In sintesi, non c’è chiarezza nella vita di Edmond e non sono chiari i suoi comportamenti, ma questo, a mio parere, è un po’ una metafora della vita, che spesso non è limpida, trasparente. Edmondo è molto umano nei suoi comportamenti: come tutti noi in alcuni casi ha preferito non andare a fondo nelle cose, non affrontarle. Solo che le cose non affrontate rispuntano fuori, tornano a galla".

La colpa di Edmond è allora la mancanza di coraggio?

"Non credo che gli sia mancato il coraggio. Più che altro è un uomo che si è imbevuto del proprio successo ed è stato offuscato dalla vanità. Però dentro di sé, almeno a livello inconscio, si conosce. Probabilmente ambiva a diventare un grande critico d’arte ma comprende di non avere fino in fondo le doti per esserlo. È bravo, ma non eccellente. Soprattutto voleva veramente riscrivere la storia dell’arte oppure cercava solo il successo, il potere, l’ammirazione delle donne? Impossibile non porsi dei dubbi su un uomo come Edmond, un uomo che suscita simpatia e antipatia nello stesso tempo. Forse perché è semplicemente molto umano".

Ma questo affermare la fondamentale umanità del protagonista non rischia di passare per una assoluzione per gli errori o le omissioni che può aver commesso?

"Edmond dice che non tutti sono eroi e probabilmente ha ragione. Però questo non giustifica chi come sua nonna o sua madre ha preferito spassarsela con i nazisti piuttosto che affrontare la durezza dell’occupazione tedesca. La scusa che si cerca in questi casi è che bisogna pure sopravvivere. Però c’è sempre modo e modo per sopravvivere".
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