La maggior parte delle persone legge I Promessi Sposi a scuola, che purtroppo non è quasi mai il luogo giusto per apprezzare un romanzo. L’obbligo di studiare, infatti, non aiuta e tra i banchi Renzo e Lucia e tutto lo straordinario universo umano creato dal Manzoni si riducono a una storia un po’ barbosa: due popolani del Seicento che non riescono a sposarsi perché c’è il cattivone di turno a mettere il bastone tra le ruote.

Eppure, proprio nella quotidianità della vicenda, nella sua apparente banalità sta la grandezza del capolavoro manzoniano. Proprio perché al centro del racconto ci sono due protagonisti del popolo, due umili, I Promessi sposi sono un’opera rivoluzionaria, universale, capace di trascendere le mode e i tempi. Siamo, infatti, di fronte al primo grande romanzo popolare della letteratura, un libro dove non si racconta più di re, principi, cavalieri e papi ma di quel volgo che per millenni era stato dimenticato in un cantuccio dalla storia e anche dalla letteratura.

La copertina di un'antica edizione dei Promessi Sposi
La copertina di un'antica edizione dei Promessi Sposi
La copertina di un'antica edizione dei Promessi Sposi

Qui sta la grande novità del Manzoni, che è un grandissimo letterato e un raffinatissimo linguista, ma che è impareggiabile nel descrivere caratteri, personaggi, situazioni del vivere quotidiano. Nelle vicende dei Promessi sposi, nei protagonisti che lo animano alla fine ci si riconosce un po’ tutti, è facile ritrovarsi ed è questo processo di identificazione e di immedesimazione che non fa invecchiare il romanzo come ben spiega Daniela Brogi nel suo bel saggio Un romanzo per gli occhi (Carocci, 2018, Euro 23,00 pp. 248). Docente di letteratura italiana a Siena e grande studiosa del Manzoni, Daniela Brogi scrive che gli elementi più vitali e coinvolgenti dei Promessi sposi sono “la dinamica delle sue forme narrative, la capacità che ha avuto il romanzo di ‘parlare agli occhi’, all’esperienza e alle emozioni dei suoi lettori. C’è un realismo di tipo empatico e visuale che consiste nella capacità di rappresentare, attraverso la composizione di un dettaglio, un mondo intero di pensieri e situazioni”. A Manzoni basta un particolare – un modo di dire popolaresco, un oggetto sulla tavola di una casa povera, un atteggiamento – per descriverci un mondo, un’umanità. La sua è una capacità allo stesso tempo cinematografica e pittorica che consente di alimentare l’immaginazione del lettore con pochi tratti, con luci e ombre, con una sapiente uso del chiaroscuro, alla maniera di Caravaggio il grande pittore che Daniela Brogi avvicina, per stile e soggetti a Manzoni. Il grande pittore del Seicento riempie le sue tele di oggetti quotidiani – canestri di frutta, brocche per il vino – e circonda Gesù di popolani da taverna così come Manzoni incentra il suo romanzo attorno alle genti di “piccol affare”. Sono i due maestri che costruiscono in ambiti diversi e a distanza di due secoli a rendere realistici, veri la letteratura e l’arte. Sono i due maestri che abbandonano le stanze polverose delle accademie, il chiuso delle corti e dei palazzi per camminare tra gli umili e descrivere con realismo il mondo. Per questo dopo secoli continuano a parlarci, a essere parte di noi.

La copertina del libro di Daniela Brogi
La copertina del libro di Daniela Brogi
La copertina del libro di Daniela Brogi
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