Dalle pitture su roccia della Preistoria, ancora oggi sfavillanti, alle nuove tendenze della cromoterapia gli esseri umani sono stati e sono sedotti dalle infinite varietà cromatiche che ci circondano. I colori ci affascinano, ci fanno cambiare umore in meglio o in peggio. Indossati, ci raccontano. Allora perché non conoscerli meglio? Il volume “Teoria dei colori” (Hoepli Editore, Euro 29,90, pp. 288) presenta lo studio dei colori nell’arte e nel design per consentire di usarli nel modo più efficace, nella vita quotidiana come nel lavoro.

Il libro, scritto dal visual artist statunitense Eric Hibit, illustra in modo semplice e pratico la ruota dei colori, i contrasti e i contesti cromatici. Ci racconta la lunga storia del colore. Una storia che è un romanzo, anche solo soffermandosi all’uso delle cromie nell’arte. Pensiamoci: prima della seconda metà dell’Ottocento, quando cominciarono a essere prodotti i primi pigmenti (cioè, le sostanze coloranti) chimici, i colori si ottenevano solo da materiali organici: minerali, particolari tipi di pietre, piante e anche animali come insetti e molluschi. Si trattava di materie prime difficili da lavorare, spesso provenienti dagli angoli più remoti del mondo conosciuto e quindi costosissime. Un colore molto usato nella pittura era il rosso. Il pigmento più richiesto dalla committenza altolocata era il vermiglione, realizzato con il cinabro (solfato di mercurio) che veniva estratto in Spagna e sul monte Amiata (Siena). Sempre per il rosso si usava anche la lacca kermes (o lacca cremisi) ricavata da un insetto, il kermes vermiglio. Si tratta di un animaletto che può secernere un liquido rosso intenso, ma per produrre un chilogrammo di colorante servivano dagli 80 ai 100 mila insetti! La lavorazione era quindi complessa e incideva sul prezzo, così come accadeva per il pigmento rosso derivato dalla cocciniglia, un parassita delle piante. Il momento buono per la raccolta di questo insetto erano le due settimane a cavallo di giugno e luglio e se il raccolto era scarso il prezzo della cocciniglia saliva alle stelle. Un’altra tintura rossa era estratta dalla radice del pernambuco, una pianta che prima della scoperta del Nuovo Mondo si trovava solo nell’isola di Ceylon (India).

Il colore in assoluto più prezioso e ricercato nell’arte occidentale fino all’epoca moderna era l’azzurro oltremare (usato per il mantello della Madonna), ottenuto dal lapislazzuli, una pietra ornamentale che proveniva principalmente dall’odierno Afghanistan. Era un pigmento costoso e raro, che spesso veniva sostituito con il blu prodotto con l’azzurrite, un derivato del rame presente in Europa, meno costoso del lapislazzuli ma non certo a buon mercato.

Anche l’oro veniva usato in pittura, sotto forma di lamine sottilissime (foglie) ottenute dalle monete, che solitamente contenevano il metallo più puro. L’oro veniva anche usato in polvere. Per abbassare i prezzi si poteva ricorrere all’argento mescolato con un pigmento giallo come lo zafferano (che era comunque la spezia più costosa di tutte). Sempre lo zafferano veniva usato per il giallo così come, sempre per il giallo, si usava l’orpimento, cioè l’antimonio di piombo, una sostanza molto velenosa. Meno nobile era invece l’origine del verde che si ricavava dal verderame, l’acetato di rame. Era poco costoso ma tendeva a deteriorare altri pigmenti cui veniva accostato. Per questo a volte il verde veniva prodotto con le bacche di ramno (una pianta nordica) oppure usando il succo dell’iris. Bastano questi pochi cenni per capire come attorno alle cromie ci sia tutto un universo che il volume di Hibit ci aiuta a scoprire. Perché, oltre alla storia e alle tecniche, il libro spiega come utilizzare le combinazioni cromatiche per emozionare, rilassare, ispirare e trasmettere diversi significati, ma anche come dipingere un’immagine e migliorare la propria sensibilità all'esposizione cromatica, per esempio imparando ad apprezzare un arcobaleno in modo più naturale e completo. Un’opera a tutto tondo, che permette al lettore di fare un uso efficace del colore nel proprio lavoro (design, comunicazione) e di fruire con pienezza delle opere d’arte di ogni genere, siano essere dipinti, fotografie, film, scenografie.

La copertina
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