Firenze assediata da pullman e turisti e percorsa nelle sue vie più famose da mandrie di visitatori mordi e fuggi. Firenze città fatta di menù turistici e negozi di souvenir accalcati attorno ai capolavori del Rinascimento italiano. Questa è oramai da decenni l’immagine che abbiamo negli occhi del capoluogo toscano, un’immagine purtroppo solo temporaneamente scalfita dagli ostacoli imposti dalla pandemia. 

Daniela Cavini nel suo "Storia di un’altra Firenze” (Neri Pozza, 2021, pp. 416, anche e-book) ci propone invece un viaggio controcorrente nella città di Dante e dei Medici. Un viaggio attraverso luoghi e storie che sono al di fuori degli itinerari del turismo tradizionale e che ci consentono di scoprire i tanti volti inediti dì Firenze.

Daniela Cavini, così, unisce tanti punti minori, spesso oscurati dai monumenti più importanti attraverso un percorso che parte dalle gualchiere di Remole – antico opificio di epoca medievale dove la forza dell’Arno serviva per trasformare la lana in tessuto pregiato – e termina a Villa Salviati, sede dell’Archivio storico dell’Unione europea. In mezzo un itinerario di più di quattrocento pagine fatto di oratori che sopravvivono solo grazie alla tenacia di preti ribelli, antiche scuole che custodiscono la storia della scienza, giardini botanici, chiostri e cenacoli che testimoniano come Firenze non può essere circoscritta alla sua meravigliosa stagione rinascimentale.

A Daniela Cavini chiediamo allora come è nata l’idea di viaggiare controcorrente in una città come Firenze:

“A Firenze per muoversi bisogna spesso andare controcorrente e fendere la marea di turisti che si muove tutta in un’unica direzione, verso i monumenti più conosciuti. Nel mio libro ho cercato di fare la stessa cosa raccontando la città ‘accessoria’, i luoghi secondari, quelli senza fila all’ingresso e magari tenuti aperti saltuariamente, grazie all’impegno di volontari”.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Andando controcorrente cosa l’ha colpita particolarmente della città in cui lei è nata e cresciuta?

“Veramente tante cose. È stato scioccante rendermi conto che esistevano molti luoghi straordinari dove non ero mai entrata, pur essendoci passata spesso davanti. Penso al museo di San Marco che ospita i capolavori di Beato Angelico oppure la basilica della Santissima Annunziata o ancora il Cenacolo di Andrea Del Sarto. Per me è stata la scoperta di un’altra Firenze che non potevo non raccontare”.

Nel libro emerge inoltre una Firenze non solo rinascimentale…

“Esatto. Ho voluto raccontare la mia città dalle sue origini a oggi, concentrandomi in particolare sulla Firenze medievale, sulla Firenze della scienza, del Settecento e dell’Ottocento. La città, spesso ce lo dimentichiamo, è stata per breve tempo capitale del Regno d’Italia prima dello spostamento a Roma nel 1870. Quella stagione ha lasciato dei segni che vale la pena di riscoprire così come bisogna porre l’attenzione sui recuperi straordinari fatti a cavallo tra fine Novecento e primi anni Duemila”.

Nel libro lei racconta anche le storie delle persone, del passato o di oggi, legate ai luoghi. Perché queste storie sono tanto importanti?

“Perché ogni luogo è anche il racconto delle persone, dei personaggi e del popolo che lo hanno costruito, abitato, vissuto e cambiato nel corso del tempo. Impossibile raccontare e conoscere un luogo senza fare altrettanto con le persone a esso legate. È così che si acquisisce la vera conoscenza e che riesci a far diventare un luogo un po’ anche tuo, qualcosa di cui conservare la memoria. Qualcosa da difendere e preservare anche per il futuro”.

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