Quello che non sappiamo sulle migrazioni
Roberto Volpi: «Ecco cosa ci rivelano i numeri dei migranti»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Parliamo molto di migranti e di migrazioni, ma nel farlo siamo spesso vittime di paure e luoghi comuni, mentre occorre partire anzitutto dalla realtà dei numeri, spesso poco conosciuti, per capire un fenomeno che riguarda tutti ed è tipico dell’uomo dall’inizio della sua storia. Roberto Volpi, esperto di statistica, ci aiuta a comprendere uno dei grandi fenomeni nel nostro tempo proprio ricorrendo alla forza dei dati a nostra disposizione. Lo fa nel suo ultimo, originale saggio intitolato Terra promessa (Solferino, 2025, pp. 240, anche e-book).
A Roberto Volpi chiediamo come prima cosa quanti sono i migranti nel mondo oggi:
«Innanzi tutto, una definizione: per la Population Division - la Divisione dell’ONU che si occupa di raccogliere, rendere accessibili e sviluppare i dati e i trend della popolazione di tutti i Paesi e le regioni del mondo - ‘migrante internazionale’ è chi emigra da un Paese di origine a un Paese di destinazione per risiedervi almeno per 12 mesi. Bene, i migranti internazionali presenti nel mondo alla fine del 2024 erano 304 milioni e poiché la valutazione è di pochi mesi fa si può dire che i migranti sono oggi proprio quella cifra: 304 milioni, pari al 3,7 per cento degli attuali 8,1 miliardi di abitanti del nostro pianeta. La prima cosa da dire è che questa cifra è il doppio di quella del 1990, quando i migranti erano 154 milioni e rappresentavano il 2,9 per cento degli abitanti che aveva allora il nostro pianeta».
Perché analizzare i dati e i numeri è importante per comprendere il mondo di oggi?
«Le migrazioni odierne disegnano sulla superficie della terra una geografia di percorsi, rotte, approdi, che fornisce una potente chiave interpretativa del tormentato mondo di oggi. Per questo non si può capire il nostro mondo senza avere almeno un’idea, un quadro, ancorché abbozzato, delle migrazioni. Parlando in termini generalissimi i migranti internazionali si dirigono dove sperano di trovare una vita e un futuro migliori, in questo senso rappresentano una sorta di riconoscimento in positivo di quei Paesi verso i quali si dirigono e altresì un riconoscimento in negativo di quei Paesi dai quali provengono. I numeri dei migranti, insomma, funzionano un po’ come una cartina di tornasole – nel senso che ci danno il polso della salute o della malattia delle varie regioni del mondo».
Dati e numeri le hanno fornito qualche informazione sorprendente, che non si aspettava?
«Per la verità le informazioni sorprendenti fornite dai dati sono state molte. Ne cito appena due. La prima: in Cina, un Paese con un miliardo e 400 milioni di abitanti i migranti sono appena un milione e mezzo, ovvero poco più di un migrante ogni mille abitanti. In Germania, che non arriva a 85 milioni di abitanti, i migranti sono 16,8 milioni e rappresentano il 20 per cento della popolazione. In Cina c’è 1 straniero ogni 1.000 abitanti; in Germania ci sono 200 stranieri ogni 1.000 abitanti. In proporzione in Germania ci sono 200 volte gli stranieri che ci sono in Cina».
E la seconda?
«La seconda: il sorpasso dell’Europa Occidentale sugli Stati Uniti sia come numero assoluto di migranti residenti nelle due regioni sia come proporzione che i migranti rappresentano delle rispettive popolazioni. Oggi ci sono 16,4 migranti internazionali ogni 100 abitanti in Europa Occidentale (costituita dall’Europa del Nord, del Sud e Continentale – ma senza l’Europa dell’Est) e 15,2 migrati internazionali ogni 100 abitati negli Stati Uniti. È un sorpasso storico, specialmente se teniamo conto di quel che ha rappresentato l’emigrazione verso gli Stati Uniti nel corso dei secoli».
Esiste allora una Terra Promessa per i migranti?
«Beh, da quello che ho appena detto alla domanda precedente segue che se di una Terra Promessa per i migranti si può parlare essa si identifica oggi più nell’Europa che nell’America. Si tenga oltretutto conto che dei 12 Paesi del mondo che alla fine del 2024 avevano più di 6 milioni di migranti internazionali ben 5 sono europei: Germania, Inghilterra, Francia, Spagna e Italia – che occupa l’ultimo posto tra questi 12 Paesi».
Cosa rappresenta il fenomeno migratorio per i Paesi avanzati come l’Italia?
«Le popolazioni di pressoché tutti i Paesi più avanzati, che sono altresì quasi al gran completo Paesi occidentali, soffrono da tempo di una natalità molto bassa che le molte e differenziate misure pro-natalità non riescono a sollevare. Cosicché senza migrazioni non solo questi Paesi sarebbero condannati a perdere molti abitanti ma anche lavoratori che contribuiscono alla loro ricchezza, anche contribuenti che pagando le tasse consentono i servizi di cui usufruiscono i cittadini (scuole, ospedali, trasporti, ecc.) e le pensioni di quanti lasciano il lavoro. Naturalmente occorrono politiche di programmazione dei flussi dei migranti, per evitare conflitti, ma senza non avremmo un futuro».