Quegli “eroi del quotidiano” spazzati via dal terrorismo
Salvatore Lordi ricostruisce le storie sconosciute di tanti uomini in divisa caduti sotto il fuoco dei terroristiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ogni anno, il 9 maggio, anniversario dell’uccisione nel 1978 di Aldo Moro, si celebra nel nostro Paese la giornata in memoria delle vittime del terrorismo. Vittime illustri, come appunto il leader della Democrazia cristiana Moro, assieme a tante, troppe di cui il nome è oramai caduto praticamente nell’oblio.
Per questa ragione ci pare buona cosa in una giornata come questa recuperare il lavoro certosino di indagine sulla memoria compiuto da Salvatore Lordi nel suo “Anni bui” (Bibliotheka, 2021, euro 18, pp. 536, anche e-book), un volume in cui il terrorismo viene raccontato da una prospettiva differente a quella abituale: dalla parte di coloro che indossavano una divisa e per questo hanno pagato con la vita la scelta, coraggiosa, di porsi al servizio delle istituzioni.
Così il libro - che è introdotto da una prefazione scritta da Guido Salvini, magistrato a lungo impegnato nella lotta al terrorismo - ripercorre la sanguinosa stagione degli attentati dinamitardi degli irredentisti sudtirolesi che a partire dagli anni Cinquanta del Novecento e per tutti gli anni Sessanta hanno messo in ginocchio non solo l'Alto Adige, ma l'intera Italia, per continuare con il decennio successivo e le tante oscure sigle che componevano le costellazioni eversive di destra e di sinistra degli anni di piombo. Incontriamo nel libro le vicende di più di 40 esponenti delle forze dell’ordine caduti perché indossavano una divisa e stavano facendo il loro dovere. Nel volume Lordi alterna le descrizioni del clima dell’epoca al racconto della vicenda personale del protagonista o dei protagonisti. Seguono poi le testimonianze dei parenti delle vittime. In queste parti l’autore pare entrare in punta di piedi nelle loro case, cercando di far emergere le storie che, in molti casi, erano state deliberatamente cancellate dai ricordi. È affiorata così la quotidianità che stava dietro la tragedia, il dolore sommesso, vissuto con pudore di mogli, figli, fratelli. Un pezzo di storia mai venuto alla luce mentre sullo sfondo emerge prepotentemente una società che non esiste più, fatta di un'educazione ferrea e di tanti sacrifici per tirare avanti.
Insomma, un libro che non vuole fare semplicemente cronaca o delineare un’epoca storica. Punta a ricordare, commemorare e, soprattutto a colmare un’assenza grave, quella di una narrazione delle vicende terroristiche italiane fatta dal punto di vista delle vittime. Perché la letteratura sul terrorismo si è soffermata maggiormente sui carnefici e fatica a fare i conti con i morti. Non a caso il magistrato Guido Salvini, nella sua prefazione, parla di un libro che andrebbe letto nelle scuole per il suo valore di testimonianza di come solo pochi decenni bastasse il fatto di portare una divisa per decretare la morte di un essere umano.