Quando Giovanni Filigheddu disse no al petrolchimico a Golfo Aranci, la scelta che aprì al turismo in Gallura
Se ne è parlato nel corso di un convegno ad ArzachenaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Non era semplice a dire no al progetto di petrolchimica a Golfo Aranci»; a farlo fu Giovanni Filigheddu, arzachenese (classe 1912, morto nel 1986), tra gli anni ’50 e ’60 consigliere e assessore regionale (al turismo), capogruppo della Democrazia Cristiana, presidente della SFIRS. Ad affermarlo è stato l’ex presidente della Regione, Angelo Rojch, durante il convegno-presentazione del libro sull’uomo politico gallurese, scritto da Mario Roych, svoltosi ad Arzachena il 18 ottobre, moderato da Gian Piero Farena. Un convegno molto partecipato, con diversi interventi e testimonianze, che ha fatto emergere la statura politica, umana e cristiana di Giovanni Filigheddu: «persona onesta, dai precisi riferimenti ideali, robusta, molto operativa, particolarmente legata al suo territorio d’origine, sotto certi aspetti un cavaliere solitario» lo ha definito il biografo Roych.
Tornando al progetto di insediamento petrolchimico a Golfo Aranci (si era a cavallo tra gli anni ‘50 e i primi anni ’60), ha proseguito l’ex presidente della Regione «in Sardegna, allora, la politica era orientata all’insediamento di grandi gruppi petrolchimici, e non era facile rinunciare, a Golfo Aranci, alla possibilità di creare lavoro; eppure Filigheddu si oppose a quella scelta perché capì, in anteprima, quando forse non ci pensava nessuno, che il futuro per la Gallura era nel turismo; e questo quando a Cagliari, a Sassari e anche a Nuoro, vedevano negli investimenti della petrolchimica la via dello sviluppo. Con quale intelligenza e visione profetica Giovanni Filigheddu - ha affermato Angelo Rojch - disse no a quella scelta!».
Al convegno era presente il senatore Giuseppe (Beppe) Pisanu, ex parlamentare ed ex ministro dell’Interno, con una lunga militanza della Democrazia Cristiana e nella corrente Morotea (fondata da Aldo Moro) come Giovanni Filigheddu. «I due nodi che secondo lui andavano sciolti prima di tutti gli altri - ha ricordato Pisanu - erano l’acqua e trasporti», problemi per i quali si impegnò fortemente per la loro soluzione: «L’acqua da tesaurizzare, per togliere il popolo sardo dalla sete atavica nella quale giaceva, l’acqua per irrigare i campi, per promuovere l’agricoltura intensiva e con questa l’impresa agro-industriale. Il secondo nodo - ha proseguito Pisanu - erano i trasporti, per incrementare la viabilità interna, accorciare le distanze della Sardegna dal resto d’Italia e inserirla nel contesto internazionale». Lo scioglimento di questi due nodi, ha proseguito il senatore Pisanu – era, per Giovanni Filigheddu, la premessa della piena valorizzazione delle risorse locali, e tra queste risorse metteva al primo posto il nostro patrimonio naturale, storico e culturale, che considerava come una preziosa e delicata materia prima per lo sviluppo dell’industria turistica». Questa visione «spiega compiutamente il suo impegno per il lavoro e la piena occupazione, la diga del Liscia, l’aeroporto di Olbia di trasporti, le navi traghetto, la Costa Smeralda e il turismo». E ci fu «coerenza ferrigna», ha precisato Pisanu, tra il Giovanni Filigheddu consigliere regionale e il Giovanni Filigheddu presidente della Sfirs. Nella Sfirs infatti «ha continuato a portare avanti le battaglie che aveva condotto da consigliere regionale».
Dal canto suo, l’ex presidente e assessore regionale Pietrino Soddu, in un messaggio inviato, ha sottolineato come «nell’ambito dell’idea di sviluppo organico ed armonico del territorio, Giovanni Filigheddu fu convinto sostenitore dello sviluppo turistico con una inevitabile attenzione alla potenzialità garantita dal Consorzio Costa Smeralda ma con un approccio moderno che guardava all’interesse pubblico».
Un ringraziamento particolare è stato rivolto dall’ex presidente della Regione, Angelo Rojch, all’autore del libro, Mario Roych, per aver dato a Giovanni Filigheddu, «la giusta centralità politica e umana nella politica regionale, perché la sua figura rimaneva in penombra e dico, in modo ingiusto!».