Qual è la situazione nella Sinistra politica in Italia dopo la nascita del governo Meloni? Secondo Vannino Chiti, già senatore del Partito Democratico ed ex presidente della Regione Toscana, la delusione dei progressisti non è diminuita e le divisioni persistono. In particolare, nel Partito Democratico manca ancora un’analisi profonda e condivisa della sconfitta e delle esperienze di governo dal 2013 in poi.

Nel suo ultimo libro "Dare un’anima alla Sinistra. Idee per un cambiamento profondo” (Guerini e Associati, 2023, pp. 128) Chiti non si ferma però alla mera critica. Propone un percorso per ridare anima e fiducia alla Sinistra partendo tre macro-problemi che la Sinistra stessa deve porsi per superare le frammentazioni interne e tornare a parlare agli elettori: Lavoro (che comprende welfare e fisco), forza e vulnerabilità della democrazia, la pace, di fronte alle incessanti guerre vicine e lontane. Il tutto con un occhio rivolto ai giovani, alla loro voce e ai loro diritti, per uno svecchiamento della politica, cui è dedicata l’ultima parte del volume.

Vannino Chiti, quali sono a suo parere le ragioni principali della crisi della Sinistra nel nostro Paese?  

«La Sinistra è in difficoltà in tutta l'Europa non solo in Italia. Le ragioni? L'assenza di una critica al modello di sviluppo e alle ingiustizie che produce; valori non scolpiti a suo riferimento; programmi che non coinvolgono le fasce più povere, il mondo dei lavori, le competenze e non danno speranza nel futuro».

Cosa risponderebbe a chi afferma che la Sinistra di oggi è incapace di parlare al popolo?  

«È in gran parte vero. Si tratta di ascoltare i bisogni fondamentali del popolo, di avanzare proposte, svolgere anche una funzione di formazione. Penso ai grandi principi della Costituzione - libertà, democrazia, uguaglianza, diritti /doveri, pace - e all'impegno per attuarli.  Per farlo occorre un partito, presente sul territorio. Oggi da noi, non è così».

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Nella Sinistra non c'è troppa attenzione a temi come l'immigrazione, i diritti e troppo poca per tematiche come il lavoro, la casa, la scuola?

«L'immigrazione occorre governarla, rispondendo anche a falsità e demagogia della Destra, non rinunciare a rendere la società più giusta. Abbiamo dimenticato la nostra storia di emigrazione. Le libertà civili sono essenziali ma non possono essere separate - come spesso è avvenuto - dai diritti sociali (sanità, istruzione, lavoro, casa) altrimenti si smarrisce il legame con il popolo e le giovani generazioni. Né tutti i desideri possono diventare diritti». 

Con quale metodo si può compattare e dare rinnovata forza alla Sinistra?

«Mi riferisco all'Italia: occorre aprire una fase costituente aperta a chi è di Sinistra, anche non iscritto a un partito. Bisogna discutere e decidere su valori, progetto di società, priorità programmatiche, forma partito. E bisogna farlo prima delle elezioni europee: quale riforma e futuro per l'Unione, quali politiche sociali, economiche, quale ruolo per la pace».

La politica ha ancora qualcosa da dire e da offrire in un tempo come il nostro in cui soprattutto i giovani appaiono totalmente apolitici?

«I giovani non rifiutano la politica, ma questa politica. Hanno bisogno di grandi progetti, insieme di concretezza e coerenza. Rubiamo loro l'avvenire. Si sentono spesso soli, si rifugiano nei social, avvertono il futuro come peggiore del presente. Noi spesso parliamo ai giovani, non con i giovani. Su ambiente e pace possono diventare protagonisti».  

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