«Al suono della sirena mia madre mi trascinò con violenza per centinaia di metri, per un braccio, sino al rifugio. Poi sentii solo esplosioni».

Aveva solo 5 anni Giovannino Sotgiu ma ricorda benissimo il tardo pomeriggio di ottant’anni fa, l’8 giugno del 1943: erano da poco trascorse le 19 quando la neo-nata città del carbone subì il suo primo bombardamento Alleato (arrivarono sia spezzoni di bombe che bombe vere).

Oggi ricorre l’80esimo anniversario di quel triste avvenimento.

«Un monito contro tutte le guerre – avverte il sindaco Pietro Morittu – alcuni di quei ricordi come il rifugio antiaereo di via Nuoro cercheremo di farli diventare sito permanente di visite guidate e lo faremo grazie a speciali finanziamenti ottenuti».

Fra i testimoni di 80 anni fa Luciano Mei, vivo per miracolo: «Avevo 18 giorni e mia madre mi aveva appena tolto dalla culla per mostrarmi a una vicina, rimase in casa mia sorella Anna di tre anni: pochi minuti dopo la bomba ha demolito tutto e ucciso lei». Un episodio che salvò la vita di Luciano.

È impresso nella memoria il terrore vissuto anche a Bacu Abis doveva viveva l’allora 16enne Dante Ennas, divenuto poi minatore e noto sindacalista: «Una ragazza rimase ferita alle gambe e poi morì. Quel giorno arrivò conferma delle bombe su Carbonia e sulla chiesa di San Ponziano: ci spostammo in tanti per andare a vedere i danni in piazza Roma e piazza Matteotti».

Carbonia conobbe spezzonamenti e mitragliamenti a bassa quota anche in luglio e in agosto poco prima dell’armistizio con gli Alleati dell’8 settembre.

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