Nathaniel aveva chiesto un segno al suo Dio, e Dio aveva mandato l'eclissi, la luce che si fa buio in una mattina di febbraio. Sei mesi dopo, il sole aveva ripetuto il messaggio, annegando lo splendore del giorno in un denso fumo grigio-azzurro. Stranezza che non era sfuggita ai giornalisti e per decenni tormenterà i meteorologi. Presagi del destino che stava per piombare sulla Contea di Southampton, Virginia, come le stelle cadenti che solcavano le notti di agosto. Nat ne era certo: era arrivato il Grande giorno della collera, preannunciato nel libro dell'Apocalisse. E chi mai resterà in piedi, quando l'ira dell'Agnello si rovescerà sui potenti e sui ricchi, e su ogni uomo che ha oppresso i giusti del Signore? Così Nat Turner, lo schiavo predicatore, che ha imparato a leggere e scrivere dal suo "padroncino", e che gira sempre con la Bibbia nella tasca della giacca consunta, la notte del 21 agosto 1831, scatena l'inferno nelle piantagioni dei bianchi. Perché, confesserà al suo biografo, prima di essere impiccato, "Cristo ha deposto il gioco che ha portato per i peccati degli uomini, e raccoglierlo tocca a me, per combattere il Serpente che è stato liberato. E presto, gli ultimi saranno i primi, e i primi saranno gli ultimi". In poco più di due giorni, ribelli faranno una cinquantina di morti (il numero esatto è sconosciuto), massacrando ogni bianco che incontrano prima dell'inevitabile sconfitta: la più sanguinosa rivolta nell'orrida storia della schiavitù in Nord America, l'unica che non sia stata stroncata sul nascere dalla delazione degli stessi schiavi. L'insurrezione di Southampton (questo è il nome ufficiale) è seguita da una feroce repressione (si parla di almeno duecento neri uccisi senza processo) e da un inasprimento della schiavitù in Virginia. Per gli storici degli Usa è uno degli avvenimenti che hanno inasprito il conflitto politico ed economico tra il Nord abolizionista e il Sud schiavista, portando la giovane Repubblica alla Guerra civile: oltre un milione di vittime (600 mila soldati) tra il 12 aprile 1861 e il 23 giugno 1865.

BUSH: I NOSTRI TRAGICI FALLIMENTI - Uno spettro si aggira per gli Stati Uniti, ed è lo spettro di Nat Turner: "alive as you or me", vivo come te o me, per usare un'espressione tipica della canzone popolare americana. Invocato o temuto, eroe o terrorista ante litteram, a seconda dell'angolo visuale, lo schiavo/profeta/ribelle è una presenza silenziosa nei giorni in cui la comunità afroamericana protesta rumorosamente contro la brutalità della Polizia. Prima la morte di George Floyd a Minneapolis, poi l'uccisione di Rayshard Brooks ad Atlanta. Le strade sono in fiamme, e non solo quelle dei quartieri neri. Il presidente Donald Trump minaccia di schierare l'esercito in difesa di Legge e Ordine, ma perde anche il supporto della destra repubblicana. "È tempo che l'America esamini i nostri tragici fallimenti", dichiara l'ex presidente George W. Bush, precisando che lui e l'ex First Lady Barbara "sono angosciati dal brutale soffocamento di George Floyd e disturbati dall'ingiustizia e dalla paura che soffocano il nostro Paese". Mentre il generale Colin Powell, il primo nero a divenire sottosegretario di Stato (con Bush) annuncia che voterà per Joe Biden, l'avversario del presidente in carica.

I994, LA PAROLA DI 2PAC - "Penso che i niggas sono stanchi di rubare robaccia dai negozi, la prossima volta che ci sarà un tumulto sarà un bagno di sangue... Sarà come Nat Turner nel 1831... ". È il 1994, il tema del discorso sono i Los Angeles Riots: un'ondata di proteste, saccheggi e omicidi seguiti all'assoluzione dei quattro poliziotti filmati mentre pestavano a sangue il muratore Rodney King per aver opposto resistenza all'arresto. Chi parla, ai microfoni di una radio svedese, è il rapper e attore Tupac (2Pac) Shakur. Nato ad Harlem, protagonista della scena hip-hop di Los Angeles, dentro e oltre il gangsta rap. Uno per cui la vita sulla strada, la politica e l'arte sono una cosa sola: una violenta ribellione contro un'ingiustizia diffusa da cui non vede via d'uscita. Morirà due anni dopo, a Las Vegas, ucciso con quattro colpi di pistola da un killer rimasto sconosciuto che gli spara da un'auto in corsa. Aveva 25 anni. A oggi ha venduto 75 milioni di dischi.

2015, L'ECO DI KENDRICK LAMAR - Ventun anni più tardi, l'intervista di 2Pac alla radio svedese, con sottile lavoro di oreficeria musicale, diventa un cammeo post mortem in "Mortal Man", la track che chiude "To Pimp a Butterfly", l'album capolavoro del rapper californiano Kendrick Lamar: disco di platino, amato nelle strade e nei salotti, Grammy per il miglior disco rap nel 2016. Lamar riporta Nat Turner e la sua sanguinosa ribellione nel quotidiano delle ragazze e dei ragazzi di Black Lives Matter. Scesi in strada a ripetizione nel nome di Michael Brown, 18 anni, abbattuto a colpi di pistola nel 2014 a Ferguson, un sobborgo di Saint Louis, da un agente bianco che lo ferma per sospetto furto e che verrà assolto nel successivo processo.

2016 LA RIVOLTA IN UN FILM - Spike Lee ci ha provato più volte, si dice, senza trovare i finanziamenti. Nel 2016 la storia di Nat Turner diventa un film scritto, interpretato e diretto da Nate Parker: "The Birth of a Nation". Lo stesso titolo del capolavoro del cinema muto firmato nel 1915 da David Wark Griffith, un tragico inno alla segregazione razziale nel Sud dopo la Guerra di Secessione. La pellicola di Parker debutta al Sundance, il festival del cinema indipendente, dove vince il Premio della giuria e quello del pubblico. Fox Searchlight lo compra per 17 milioni e mezzo di dollari. Secondo la critica il film è un polpettone. Infatti piace all'Academy, trascinata anche dalla campagna #OscarsSoWhite. Ma Nate Parker è travolto da uno scandalo: dal suo passato di studente alla Penn State University emerge un'accusa di stupro. L'attore e regista è stato scagionato nel 2001, ma reagisce con fastidio alle accuse, non dimostra empatia per la vittima, morta suicida. Da eroe degli sfruttati diventa motivo di imbarazzo per il pubblico progressista. Il film è un flop al botteghino.

UNA PROMESSA DIVINA - "La prossima volta che ci sarà un tumulto sarà un bagno di sangue... come Nat Turner nel 1831"... Le parole di 2Pac, riproposte da Kendrick Lamar, affermano un'ovvietà: senza una seria riforma del sistema sociale e giudiziario, i problemi di devianza e quelli di ordine pubblico sono destinati a riemergere. Ma per il pubblico afroamericano, quel "la prossima volta" scava nel profondo. Ha il riverbero di uno degli slave songs più antichi: "Mary don't you weep". Cantavano gli schiavi: Maria non piangere, Dio ha dato a Noè l'arcobaleno come segno del suo patto; non sarà il diluvio, ma il fuoco, la prossima volta, a distruggere l'umanità malvagia, salvando i giusti del Signore. Non è un caso se "The Fire Next Time" è il titolo di un saggio fondamentale per la storia e l'autocoscienza dei Black Americans, pubblicato da James Baldwin nel 1963. Lo scrittore si distanzia dal Cristianesimo ma, a differenza di Malcom X, non aderirà all'Islam, pur evidenziando l'importanza che ha per gli afroamericani la figura di un "Dio nero". Nel titolo scelto c'è non la fede, ma la rivendicazione del doppio registro comunicativo dei suoi antenati in catene. L'inno religioso, lo spiritual, cura le ferite dell'anima di un popolo oppresso e nel frattempo inganna i padroni bianchi: la giustizia divina che lo schiavo attende è il bagno di sangue del Mar Rosso che si richiude sull'esercito del Faraone. "Massa" (l'appellativo per il padrone in patois) non lo sa, ma è lui il Grande Avversario, l'Anticristo, la Bestia salita dal mare che sarà sconfitta dal ritorno di Cristo.

1831, IL GIORNO DEL GIUDIZIO - In questo intreccio di apparente sottomissione, fede intensa e anelito a una (violenta) giustizia retributiva cresce e si alimenta la ribellione di Nat Turner, che sapeva leggere e scrivere, predicava e battezzava. Giurava di ricevere messaggi direttamente da Dio. Un fanatico religioso: così appare il capo della rivolta nelle "Confessioni di Nat Turner", una lunga intervista esclusiva che un avvocato di quart'ordine, tale Thomas Ruffin Gray, ottiene dal prigioniero durante il processo. Il libro ha grande successo e contribuisce a rafforzare l'immagine dello schiavo fanatico, confuso e aggressivo. La testimonianza oggi è considerata in larga parte costruita a tavolino, riflettendo gli stereotipi dell'autore piuttosto che la verità dell'imputato. Da Malcom X in poi la figura di Nat Turner è stata rivalutata per la sua forza politica di organizzatore, di leader politico. Senza contare che le atrocità della rivolta sono ormai inquadrate nel contesto disumanizzante della schiavitù. È comunque innegabile che l'elemento religioso è cruciale nella storia non solo degli afro-americani, ma di tutti gli USA. Una nazione dove le banconote recano la scritta "In God we trust", ovvero: in Dio noi confidiamo.

Intorno alla mezzanotte del 21 agosto 1831, armati di accette, scuri e coltelli, Nat Turner e suoi cavalieri dell'Apocalisse (cinque o sette, a seconda delle ricostruzioni, tra cui almeno un nero libero) entrano nella casa padronale, proclamano "la liberazione degli afflitti" e nel nome di Dio fanno a pezzi nel loro letto il padrone di Turner, John Travis, sua moglie, il loro bimbo di nove anni e un domestico, prima di dilagare verso le abitazioni vicine. Per strada, si rendono conto di aver lasciato una persona in vita a casa Travis e tornano indietro a sistemare i conti. A colpi d'ascia ammazzano l'ultimo nato ancora in culla e ne gettano il corpicino nel caminetto. Prima che sorga il sole, i ribelli sono già diventati 75, brandiscono qualche moschetto e uccidono qualunque bianco gli si pari davanti. Perlopiù donne e bambini, compresi dieci scolaretti decapitati in classe. Non violentano le donne, non saccheggiano le case. Il loro obiettivo è uccidere. Non tutti gli schiavi prendono le armi contro i padroni. Anzi, c'è chi li difende, salva le loro vite. In due giorni, muoiono tra i 55 e i 60 bianchi. I rivoltosi si dirigono verso la capitale della Contea, che ha un nome simbolico: Jerusalem. Ma sono intercettati dalle milizie bianche. Il 23 agosto l'Insurrezione di Southampton è ufficialmente chiusa. Gli insorti che sopravvivono alla vendetta sommaria dei miliziani saranno arrestati dall'esercito. Quarantotto finiscono a processo, 28 sono condannati, 18 impiccati. Le rappresaglie uccidono centinaia di schiavi innocenti. Le loro teste mozzate vengono infitte nei pali delle recinzioni. Tutt'ora nella Contea di Southampton c'è una Blackhead Signpost Road, con tanto di cartello stradale. Il 25 aprile scorso la pagina Facebook "The Descendants of Nat Turner" ha rinnovato una petizione perché la strada sia ribattezzata Liberation Road.

LA CATTURA DEL CAPO - Ci vorranno due mesi per trovare Nat Turner, nascosto nel bosco. Lacero e affamato, aveva con sé la spada e l'amatissima Bibbia. C'è chi dice che fu uno schiavo a trovarlo e denunciarlo. Di certo gli ex compagni e discepoli parteciperanno alla ricerca. Una drammatica testimonianza è riferita dallo schiavo fuggitivo e militante abolizionista William Wells Brown (1814-1884). Nella notte della rivolta, riferisce, il ricco Captain Harris fu salvato dallo schiavo Jim, che in realtà era suo fratellastro. Sedata l'insurrezione, Harris e gli altri bianchi battono i boschi a caccia di Nat Turner e Jim è costretto ad accompagnarli. È armato, ma restituisce la pistola al fratello-padrone: "Non posso dare la caccia a questi uomini, loro come me, vogliono essere liberi. Sono stanco della vita da schiavo. Dammi la mia libertà, o uccidimi con questa stessa pistola". Captain Harris non ci pensa due volte, e uccide l'uomo che gli ha salvato la vita.

Nat Turner, catturato e processato a Jerusalem (oggi Courtland), confessa senza alcun pentimento. Condannato a morte, è impiccato e poi squartato. I brandelli del suo corpo consegnati ai proprietari bianchi, vengono scorticati e disossati. Con la pelle si fanno borsette per il tabacco, con la carne grasso da lavoro, le ossa diventano trofei da lasciare in eredità ai posteri. E siccome lo schiavismo era il perno essenziale di un sistema economico da salvaguardare a ogni costo, e siccome la banalità del male ha bisogno di ragionieri in ogni epoca e tempo, la Corte attribuisce a quello che ora è il legittimo padrone di Nathaniel Turner un risarcimento di 375 dollari per lo schiavo che lo Stato gli ha "espropriato" a fini di giustizia.

UN PONTE OLTRE L'ODIO - La Guerra civile, come sappiamo, metterà fine allo sfruttamento economico della schiavitù e alla prosperità della Southern Belt americana, ma non al razzismo. Neanche i due mandati di Barack Obama alla Casa Bianca hanno placato il conflitto razziale e le condizioni socio-economiche dei neri restano drammaticamente peggiori di quelle dei bianchi. L'equilibrio delle forze a livello locale però è cambiato. Nella Virginia di Nat Turner e del generale Robert E. Lee, la roccaforte dei sudisti Confederati durante la Guerra Civile, Obama ha vinto due volte e Hillary Clinton nel 2016 ha avuto la meglio sul futuro presidente Donald Trump. In questa Virginia succede qualcosa di sorprendente. La bibliotecaria afroamericana Evelyn Hawkins, discendente di Nat Turner, e Mark Person, pronipote dei suoi padroni bianchi, si sono incontrati. Si sono stretti la mano, si sono chiesti perdono a vicenda per il dolore causato dai propri antenati. Insieme, parlano agli studenti del potere della riconciliazione e dell'urgenza di riconoscere a tutti uguali diritti e uguali opportunità. Peccato, il servizio giornalistico che racconta questa riconciliazione sul canale YouTube dell'emittente locale Virginia Currents, conta appena 670 visualizzazioni. Le buone notizie non vincono né i Pulitzer né i Grammy.

LA BIBBIA RITROVATA - Ma non è tutto. La famiglia Person custodiva in casa, da generazioni la Bibbia di Nat Turner: simbolico bottino degli schiavisti vittoriosi. La trisavola di Person, Francis, aveva 19 anni ed era incinta, quando scoppiò la rivolta. Gli schiavi domestici le salvarono la vita, nascondendola nello sgabuzzino delle coperte. "Senza il loro aiuto, nessuno di noi sarebbe qui", dice l'ultraottantenne Maurice Person a Fox Business. I collezionisti hanno offerto sette milioni di dollari per quel cimelio. Maurice Person e la sua figlia adottiva Wendy Creekmore-Porter l'hanno donato allo Smithsonian Institute, che ha certificato la sua autenticità. Ora la Bibbia di Nat Turner si trova al Museo nazionale della Storia afroamericana di Washington D. C., dove è esposta con laica venerazione. E così, almeno al Museo, gli ultimi sono diventati primi.
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