Monaco 1938: addio alla pace
Maurizio Serra ricostruisce una delle pagine più buie del NovecentoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Nella primavera 1938 Hitler era al potere in Germania da cinque anni. Aveva riarmato il suo Paese e aveva appena annesso al Terzo Reich l’Austria. Aveva, inoltre, riunito nelle sue mani le cariche di ministro della Guerra e di comandante in capo delle forze armate tedesche. Per realizzare la formazione del grande Reich, Hitler riteneva necessaria la conquista della Cecoslovacchia, sia per una forte presenza numerica di tedeschi sul suo territorio (la comunità era di circa 3 milioni di individui), sia per la sua posizione strategica al centro dell’Europa. Inoltre, la Cecoslovacchia aveva industrie fiorenti, un armamento militare poderoso e materie prime in quantità. Dietro precise istruzioni di Hitler, i nazisti della zona a maggioranza tedesca dei Sudeti, una regione al confine tra Cecoslovacchia e Germania, richiesero una completa autonomia amministrativa. Il governo ceco non era disposto ad accettare queste richieste e il Fuhrer sfruttò la situazione per affermare che i tedeschi della Cecoslovacchia erano oppressi, discriminati. Reclamavano il suo intervento. Il governo ceco chiese allora l’appoggio della Gran Bretagna e della Francia, che pur con molta riluttanza scelsero in un primo momento di schierarsi a fianco dei cechi.
Era però a tutti chiaro che la situazione si poteva risolvere solo con un accordo tra le grandi potenze oppure mettendo mani alle armi. Mussolini, su pressione britannica degli inglesi, si propose come mediatore, suggerendo una conferenza sulla questione tra Francia, Inghilterra, Germania e Italia. Il 29 settembre si aprì la conferenza di Monaco, momento cruciale della storia europea del Novecento a cui è dedicato il saggio Scacco alla pace (Neri Pozza, 2024, Euro 25,00, pp.496. Anche Ebook), scritto dallo storico, nonché decano della diplomazia italiana, Maurizio Serra.
Un saggio quanto mai attuale, seppur dedicato ad aventi antichi di più di ottant’anni, dato che l’invasione russa dell’Ucraina ha riportato di estrema attualità la Conferenza di Monaco, anche se il racconto e l’interpretazione seguono l’onda dell’emozione e dimenticano il reale contesto storico. Maurizio Serra, al termine di una lunga indagine negli archivi di tutt’Europa, ci restituisce la storia autentica dell’evento che ha cambiato il mondo, chiarendo, alla luce di nuovi documenti, il ruolo di Mussolini, che a quel tempo non era ancora appiattito sulle posizioni del Terzo Reich. Consapevole delle debolezze del suo esercito e come le ambizioni naziste non corrispondessero agli interessi italiani, il duce voleva evitare il conflitto e sondare le reazioni delle democrazie, in vista di possibili accordi futuri. Interessante notare nel libro come si mossero Roosevelt e Stalin, assenti alla conferenza: Monaco stava preparando anche l’abbandono dell’isolamento scelto dagli stati Uniti dopo la Prima guerra mondiale e il futuro patto tedesco-sovietico per la spartizione della Polonia. Inoltre, Serra tratteggia, con la maestria che lo contraddistingue, i ritratti dei quattro attori principali della Conferenza, cioè Hitler, Mussolini, il primo ministro inglese Chamberlain, il capo del governo francese Daladier e oltre a tratteggiare le figure dei protagonisti dietro le quinte in una storia ricca di aneddoti e rivelazioni.
Come andò a finire ci può essere di monito quando pensiamo che basti volere la pace per ottenerla veramente. A Monaco si decise per la cessione dei Sudeti alla Germania, in cambio di assicurazioni da parte di Hitler – per la verità piuttosto vaghe – di non provocare altri incidenti internazionali che avrebbero potuto portare a una guerra. Mussolini e Chamberlain furono esaltati come gli artefici di una pace finalmente duratura e furono firmati tra le potenze accordi bilaterali di non aggressione. Hitler, comunque, non aveva alcuna intenzione di rinunciare ai suoi piani e un mese dopo Monaco aveva già pronti i piani per un attacco alla Cecoslovacchia. Nel marzo 1939, prendendo a pretesto i contrasti tra cechi e slovacchi ed ergendosi a paladino della Slovacchia, Hitler invase senza colpo ferire la Cecoslovacchia, creò il protettorato tedesco di Boemia e Moravia sotto il suo diretto controllo e trasformò la Slovacchia in uno Stato fantoccio, di fatto dominato dal Reich. Sempre nel marzo 1939 Hitler costrinse la Lituania a cedere la città di Memel e stipulò con la Romania un trattato economico che dava ai tedeschi l’accesso ai pozzi petroliferi, condizione fondamentale per condurre una guerra ormai imminente. Monaco diventò così il simbolo della tracotanza di Hitler, segnò la fine dell’autonomia internazionale di Mussolini e la conferenza venne additata come una vergogna per la Gran Bretagna e la Francia che per timore della guerra avevano scelto di tradire la Cecoslovacchia. Come disse Winston Churchill in quei giorni: «Hanno scelto il disonore per evitare la guerra, avranno il disonore e la guerra».