Milano che non ti aspetti: la grande bellezza della città più "nascosta" d'Italia
Nel volume di Manuela Alessandra Filippi le preziosità meno conosciute all'ombra della MadonninaPer molti anni uno dei mantra più diffusi è stato che a Milano, a parte il Duomo e la Scala, non c'era molto da vedere. Il capoluogo lombardo, infatti, era la città del lavoro, degli affari, anche della moda però per le bellezze artistiche e architettoniche era meglio rivolgersi altrove. Questo pregiudizio non è stato del tutto superato neppure oggi che Milano è diventata una delle città maggiormente prese d'assalto dai turisti, turisti che seguono però, il più delle volte, itinerari preconfezionati dalle agenzie.
Manuela Alessandra Filippi, storica, saggista e soprattutto narratrice, propone nel suo ultimo libro "Milano nascosta" (Hoepli, 2019, pp. 464) un viaggio tutt'altro che preconfezionato e scontato attraverso la storia e le bellezze poco o per nulla conosciute del capoluogo lombardo. Un viaggio in dieci itinerari, dalla Milano romana fino alla città avveniristica nata con i nuovi grattacieli, che ci aiuta a ritrovare i dettagli di una città ancora in gran parte da scoprire per il grande pubblico. Ma veramente Milano è una città che si nasconde? Lo chiediamo proprio a Manuela Alessandra Filippi:
"Milano ormai non nasconde quasi più nulla se non le proprie radici. Se ne parla sempre troppo poco, ma l'altra faccia della medaglia dei prodigi di Expo2015, fra i quali il più recente sono i dieci milioni di turisti venuti a visitare la città nel 2019, sono gli interventi che in nome del nuovo, da più di 5 anni, stanno snaturando o stravolgono tracce importanti del suo passato. Molti edifici del secolo scorso, concepiti da grandi architetti che hanno fatto scuola nel mondo, sono a rischio scempio".
Qualche esempio?
"Due edifici progettati da Gio Ponti come l'ex sede di Savoia Assicurazioni in viale Famagosta, alla periferia ovest della città, e l'ex sede delle Assicurazioni RAS in Corso Italia, in pieno centro. Oppure la secolare e pittoresca Casa dei Morigi, a due passi da Corso Magenta, sempre in centro, oggi diventata in seguito a un'improvvida 'ristrutturazione' un condominio di lusso di dubbio gusto".
Milano allora nasconde il suo passato, soprattutto. Per questo allora il titolo Milano nascosta?
"Quanto al titolo, confesso di averlo voluto io: il libro è una pietra miliare legata a tutto il lavoro fatto con Città nascosta Milano, l'associazione che ho fondato nel 2010, con la quale ho prodotto la maggior parte dei contenuti e itinerari su Milano. I tour sulla storia della città, o quelli dedicati ai bordelli a Brera, o i tour sui casi criminali li abbiamo inventati e lanciati noi. Siamo stati degli autentici pionieri. I primi a credere che Milano fosse anche da vedere".
Nell'introduzione lei afferma che il libro è più di una guida...che cos'è allora?
"Si, proprio così: Milano nascosta non è una guida ma una raccolta di storie costruite a partire da una selezione di luoghi. È un libro non convenzionale che come filo conduttore ha le pietre: si apre con quelle romane e si chiude con quelle d'inciampo, due paragrafi che rappresentano l'alfa e l'omega di tutta la mia ricerca, dove il principio coincide con la fine e viceversa.
Un’altra particolarità è data dal fatto che dove è stato possibile, ho incastonato la storia della locale Comunità Ebraica. Nel panorama librario non mi risulta ci siano pubblicazioni rivolte al grande pubblico (dedicate alla storia di Milano), scritte da autori non di origine ebraica, che come questa contengano così tanti riferimenti a questo specifico argomento. Un argomento, per altro, quanto mai attuale e necessario.
Inoltre, il libro è concepito in modo tale da lasciare al lettore la libertà di costruire la propria personalissima geografia della città, grazie a una serie di indicazioni, rimandi seminati fra le righe, come le briciole di Pollicino. Anche per questo suggerisco sempre di iniziare dal primo e l'ultimo paragrafo per poi abbandonarsi ad un percorso spontaneo e personale".
Cosa rappresenta per lei Milano?
"È la città dove ho scelto di vivere, senza un motivo apparente e logico, dodici anni fa, lasciando Roma, che comunque non era la mia città: la mia famiglia è torinese e io sono nata a Bruxelles, dove ho trascorso i primi anni. Allora, quando mollai tutto per trasferirmi qui mi presero per matta: 'Cosa vai a fare a Milano! È bruttissima, c’è un tempo da schifo e poi i milanesi…?' Invece quella è stata una delle scelte più lungimiranti della mia vita. Grazie all'energia di questa città ho scoperto e sperimentato lati di me che mi erano sconosciuti. E poi le amicizie che ho coltivato qui hanno un valore inestimabile, un tesoro al quale non rinuncerei per nulla la mondo.
All'inizio è stata dura, inutile nasconderlo. Sandrone Dazieri nel suo libro Attenti al Gorilla, definisce Milano "un grumo di lava sterile come il deserto, dove per starci bisogna essere attrezzati". Sono d'accordo, Milano è così, ma anche per questo l'ho scelta e la amo, senza condizioni".
Se dovesse scegliere tra i tanti luoghi raccontati nel libro, quali sono i tre che privilegerebbe?
"Difficile a dirsi: tutti quelli presenti nel libro per me sono importanti. Forse mi è più semplice dire fra quelli esclusi dal libro quali suggerirei di non perdere. Il primo è senza dubbio palazzo Borromeo, anche questo in pieno centro, all'interno del quale è conservato uno stupendo ciclo di affreschi della metà del XV secolo, noti come ‘Giochi Borromeo’. Un’indimenticabile parata d’incantevoli fanciulle sontuosamente vestite e dalle acconciature fiabesche, accompagnate da compassati giovani cavalieri. Visitarlo non è impresa facile ma val la pena tentarla. Poi non mancherei di visitare la Casa degli Artisti, appena inaugurata in Corso Garibaldi: uno spazio ospitato in un suggestivo edificio costruito nel 1910 e fin dal suo concepimento destinato agli artisti, oggi come allora centro di residenza, produzione e fruizione dell'arte contemporanea aperto a tutti. In ultimo, ma non per importanza, visto che tra l'altro è anche a rischio di distruzione, lo Stadio Meazza, uno dei più grandi e mirabolanti stadi di calcio esistenti al mondo!".
Cosa si sente di augurare a Milano per il futuro?
"Di coltivare di più le sue radici, senza le quali rischia di diventare una città come un'altra. Perché il futuro ha sempre un cuore antico".