È impegnato nelle scuole per denunciare gli orrori dell'ultima guerra mondiale e la fucilazione di uno zio eroe ucciso dai nazisti a Campo di Marte nel 1944. Con Mario Corona, ex poliziotto, anche un ex collega  Nunzio Ceravolo dell'associazione Polizia di Stato "Emanuela Loi".

Lo zio di Mario Corona si chiamava Leandro Corona. Quando fu ucciso, il soldatino di Maracalagonis aveva 19 anni. Il nipote ne ha già parlato nelle scuole e in Municipio a Maracalagonis. Nei giorni scorsi a Settimo. Presto lo farà a Sinnai e in altre scuole del Cagliaritano. Quasi una missione.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Leandro Corona fu fucilato assieme a quattro soldati che ora riposano assieme a lui in una tomba di un cimitero nei pressi di Firenze.

Una storia terribile, iniziata nel 1944 quando Corona scrisse una lettera: «Per me non piangete. Sono sicuro che il buon Dio accetterà il mio sacrificio. Tutti vi ricordo, in particolare babbo, mamma, i fratelli, la sorella e i parenti tutti». Fu il cappellano a prendersi cura della lettera e a farla recapitare a Maracalagonis. 

Fu l'ultimo pensiero del soldato, che aveva rifiutato di combattere contro gli alleati e i partigiani. Un gesto eroico che gli costò la vita.

Dopo l'armistizio dell'otto settembre del 1943, ai soldati era stato dato il “rompete le righe”. Quattro giorni dopo, con la liberazione di Mussolini, l'ordine di rientro ai propri reparti.

Leandro Corona, assieme ad altri ragazzi, non ubbidì. Il ritorno alle armi avrebbe significato combattere contro gli stessi alleati (e i partigiani) che prima erano stati al suo fianco. Fu arrestato alle cascine dove si era rifugiato. Quindi la fucilazione.

Nel 2008 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo insignì della medaglia d'oro, il Comune di Maracalagonis gli ha dedicato una strada.

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