«Tra il 1.500 e il 1.000 a.C., mentre la civiltà nuragica raggiungeva il suo splendore, i faraoni governavano l'Egitto e ingrandivano il loro impero, gli Ittiti conquistavano una buona parte del Vicino Oriente, i Micenei dominavano la Grecia e molte popolazioni diverse si stabilivano nella penisola italiana. La civiltà nuragica si sviluppò insieme a questi popoli e con alcuni di loro strinse legami molto forti. È il segno che i Sardi erano protagonisti della Storia del mondo antico».

La rete

Questo è l'estratto di un testo di storia per la quarta elementare. Un testo non ufficiale, naturalmente, perché nei libri adottati dal ministero della Pubblica istruzione, sui quali si formano tutti i bambini di tutte le regioni, la storia della civiltà nuragica è pressoché inesistente. Lo ha scritto, insieme con una serie di altri fascicoli (scaricabili gratuitamente online) un gruppo di docenti, archeologi, studiosi appassionati, e questi preziosi volumetti illustrati vengono proposti, con grande successo, agli insegnanti dell'Isola. «Li facciamo secondo gli standard dei programmi ministeriali, e quando andiamo a raccontare della nostra iniziativa negli istituti, le maestre ci ringraziano molto e li adottano nei loro piani di offerta formativa. Questo la dice lunga su quanto sia sentita l'esigenza di studiare questa materia», dice Maurizio Onnis, l'ideatore del progetto, già autore di libri scolastici per le case editrici nazionali, sindaco di Villanovaforru e componente della Corona de Logu, associazione di amministratori indipendentisti.

La battaglia

Il dibattito si allarga, dopo che - ne ha parlato il direttore de L'Unione Sarda sul quotidiano di domenica - il deputato del M5S Mario Perantoni ha presentato un'interrogazione su quest'assurdo "buco", facendo riferimento alla petizione lanciata dalla cooperativa "Sardinia Experience", che chiede di inserire la storia della civiltà nuragica nei programmi scolastici italiani.

Gli esperti

«Emerge una forte carica di orgoglio identitario, ma attenzione a non semplificare», avverte Fabio Pinna, docente di Archeologia all'Università di Cagliari. «Insomma, è un'istanza interessante, da trasformare in un processo educativo diffuso. Devo dire che è un momento in cui ci sono diversi movimenti in altri territori che mirano a rievocare certi momenti storici - ad esempio nel Meridione si vuole rivalutare la fase borbonica - che nascono quando ci sono crisi economiche e culturali. Si cerca un'età dell'oro quando il presente non ci soddisfa. È comprensibile. Di buono c'è che si continua ad alimentare la ricerca scientifica, di tutta la nostra storia, e questa attività ha risonanza anche a livello internazionale».

Secondo Giampaolo Salice, ricercatore di Storia all'Università di Cagliari, «la scuola pubblica nasce per formare il cittadino italiano, e difficilmente potrà troverà spazio per la civiltà nuragica. Ma mi chiedo se questa battaglia sia più politica che culturale. Io credo che la storia non sia una questione di nozioni ma di metodo, di apprendimento di capacità critiche, non mi interessa la storia per glorificare il mio popolo. Comunque, la Regione potrebbe trovare una soluzione di mediazione e decidere di introdurre programmi integrati nelle nostre scuole».

Cristina Cossu

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