OMAGGIO A DUE FOTOGRAFI SARDI - Si chiamano Danilo Murru e Davide Virdis, cagliaritano il primo, sassarese il secondo, con il cuore sempre rivolto all'amata Sardegna anche se ormai lontani da tempo. Per chiudere questa lunga passeggiata nella storia sarda, abbiamo scelto due bravi autori isolani e i loro rispettivi reportage Ciò che rimane, sul paesaggio minerario di Montevecchio, e Uomini d'acqua, sul delicato rapporto tra sardi, acqua e territorio.

Stili fotografici diversi che hanno in comune la stessa delicatezza narrativa, l'una rivolta al passato e alla memoria, l'altra al futuro e alla fragilità di un paesaggio profondamente influenzato dalla componente antropologica.

DANILO MURRU E LA MINIERA ABBANDONATA - Ha lasciato la Sardegna poco più che ventenne per trasferirsi a Londra dove si è costruito una famiglia e dove si è reinventato come falegname, senza mai abbandonare la fotografia.

Uno degli scatti di Danilo Murru
Uno degli scatti di Danilo Murru
Uno degli scatti di Danilo Murru

L'Isola gli è rimasta nell'anima, e in particolare i paesaggi dell'infanzia e gli scorci suggestivi della miniera di Montevecchio, dove il nonno e generazioni di sardi hanno lavorato duramente. Nel tempo ha visto quei luoghi svuotarsi delle anime che per decenni li hanno popolati, e giorno dopo giorno venire dimenticati e lasciati in stato di abbandono. Si è detto che quel passato aveva troppa importanza per esser cancellato e ha voluto omaggiarlo come poteva: fotografando ciò che ne resta, che ancora esercita un fascino potente e ricorda una pagina fondamentale della storia isolana.

Il risultato è un delicato reportage di archeologia industriale su un luogo "da proteggere", come dice lo stesso fotografo, simbolo dell'identità sarda e del suo passato, così come la limba e la ricca cultura isolana.

DAVIDE VIRDIS E L'ACQUA, PRINCIPIO DI TUTTO IL CREATO - Cercava un luogo in cui ambientare la sua ricerca fotografico-antropologica sul rapporto tra uomini e acqua e l'ha trovato nella sua terra d'origine, quella Sardegna che per lui rappresenta un "micro continente", per via di un amalgama speciale tra costa ed entroterra. Da qui ha preso vita il progetto Uomini d'acqua, promosso e finanziato dall'ISRE di Nuoro, che indaga a 360° il tema delle risorse idriche sull'Isola e mette a confronto l'acqua salata del mare e il mondo delle coste, con l'acqua dolce dei fiumi e dei bacini naturali e artificiali dell'interno.

Un'immagine del fotografo Davide Virdis
Un'immagine del fotografo Davide Virdis
Un'immagine del fotografo Davide Virdis

Da un lato il mare che circonda l'Isola, visto ora come barriera ora come porta d'accesso e comunicazione, dall'altro i corsi d'acqua dolce, fulcri millenari delle comunità umane, fin dall'epoca nuragica, quando il "pozzo sacro" collegato al Nuraghe simboleggiava insieme la risorsa primaria e l'oggetto di culto da proteggere e venerare.

Barbara Miccolupi

(Unioneonline)

(Il 29° volume di Album Sardo è in edicola da sabato 13 gennaio in abbinamento facoltativo a L'Unione Sarda - 2,80 Euro oltre al prezzo del quotidiano).
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