Quante volte ci siamo sentiti dire che “nulla dura per sempre!”. Ma vale anche per il primo amore? Vale anche quando si hanno 14 anni e ci si innamora – ed è la prima volta nella vita – di un ragazzo capace di rivoluzionarti l’esistenza? Sono queste le domande a cui troverà una risposta Filomena quando, durante l’estate, torna al mare per passare le vacanze nella casa appartenuta a sua nonna, che ora non c’è più. Qui vorrebbe fermare il tempo. Fatica ad accettare la perdita di una persona tanto amata, vive con il freno a mano tirato. La vita è però più forte e l’incontro con Damiano cambia tutto: Damiano crea scompiglio dentro di lei e… non ha l’ombra! Mentre il mistero legato al ragazzo a poco a poco si svela, le certezze di Filomena vacillano: forse solo accettando che tutto passa si possono vivere davvero momenti eterni.

Coinvolgente ed emozionante “Il ragazzo senza ombra” (Il Castoro, 2023, euro 15,50, pp. 192. Anche Ebook) rappresenta l’esordio nel mondo del romanzo per Lucia Stipari a cui chiediamo da dove è nata l’ispirazione per un libro in cui l’amore è qualcosa di magico, misterioso, irrinunciabile anche quando appare rischioso: «Tutto è partito dalla curiosità per la parola “controra”. Metà della mia famiglia ha origini napoletane e nel Sud d’Italia chiamano controra un momento speciale del giorno, quello in cui ci si comporta al contrario, appunto, come se fosse notte: non si lavora, si chiudono le imposte, ci si riposa. È perché fa troppo caldo, ma non solo per quello. Fin dall’antichità, quella è l’ora dei prodigi e delle apparizioni. È l’ora di divinità misteriose e seduttrici come Pan, le ninfe e le sirene. È un’ora magica, sospesa, abbacinata. Ed è molto speciale».

Cos’ha di così speciale?

«Quando gli orologi non esistevano, era l’unico momento della giornata individuabile con chiarezza, guardando la posizione del sole, esattamente a metà del cielo. Gli antichi credevano che l’ombra fosse collegata all’anima, e quindi più l’una si accorciava, più l’altra si indeboliva, diventando vulnerabile ed esposta al sovrannaturale. Perciò il mezzogiorno, quando le ombre quasi scompaiono, era la soglia attraverso cui l’ignoto e il fantastico potevano entrare nelle nostre vite. Io da questa soglia ho fatto entrare una storia, che si potrebbe definire di realismo magico. È una storia d’amore, chiaramente, perché la controra è un’ora di incanto e seduzione, e perché l’amore è la più fantastica delle avventure».

Filomena, la protagonista, non sembra però tanto in vena di avventure. Anzi, sembra vivere con il freno a mano tirato. Perché?

«Filo è una ragazzina introversa e insicura, che si piace poco. Ha paura della vita e quindi ha paura dei cambiamenti, però ha appena dovuto sperimentare quello più irrevocabile di tutti, la morte, perché ha perso la nonna. Non è nemmeno riuscita a salutarla prima che morisse, e di questo incolpa la madre. Vorrebbe poter tornare indietro e vorrebbe che tutto rimanesse fermo, non solo per riavere sua nonna, ma per evitare di farsi male, in generale. Se stai immobile, non ti succede niente. Ma, appunto, questo a volte è il peggiore dei mali. E Filo dovrà imparare a lasciarsi andare e buttarsi».

Come definirebbe Damiano?

«Damiano è un demone, è come Platone descriveva Eros: una divinità intermedia, che fa da collegamento tra gli uomini e gli dei. E in effetti nel libro quello è il suo ruolo, prende Filomena e la porta lontano da ciò che conosce, fuori da se stessa, verso l’altro da sé. È quello che succede quando ti innamori, ed è una specie di follia, ma molto saggia. Damiano poi ha tutte le caratteristiche per far innamorare Filo: la prima è che è imprendibile. L’amore si nutre di mistero e rifugge ogni idea di possesso. Questa è una cosa che Filo dovrà capire: egoismo, possesso e amore non vanno d’accordo, anzi sono proprio incompatibili».

Veramente solo accettando che tutto passa si può vivere pienamente?

«Penso di sì. Io stessa faccio fatica ad accettarlo; la morte, che pure è naturale quanto la vita, rappresenta il più grande scandalo. Però è anche ciò che alla vita dà un senso, perché se fossimo eterni ogni istante sarebbe uguale al successivo e non avremmo alcun motivo per cercare di essere felici. La pienezza della vita è come il respiro, che entra ed esce. È vitale perché fluisce, se ne va e lascia spazio a un altro respiro. Così ogni respiro diventa importante».

Ma come è stato scrivere il primo romanzo?

«Una bellissima fatica, emozionante e sorprendente. È un viaggio che ti consente di imparare molto, anche su te stesso».  

La copertina
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