"L'Italia non è un Paese per bimbi": intervista alla garante per l'infanzia De Matteis
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Difficile immaginarla in pensione.
Nonostante da tempo abbia lasciato l'incarico di ricercatrice nella facoltà di Giurisprudenza - è stata anche docente incaricata di Diritto penale e successivamente di Diritto penale minorile per il master in Criminologia - l'avvocato Grazia Maria De Matteis ha mantenuto vivo l'impegno professionale, restando legata all'Università. Di cui è stata anche consigliere di amministrazione e presidente del Comitato etico nell'azienda mista ospedaliero-universitaria.
L'ultimo, prestigioso incarico, affidatole dal Consiglio regionale, è la nomina a Garante per l'infanzia e l'adolescenza. Temi, per De Matteis, tutt'altro che sconosciuti.
Su quali temi concentrerà il suo lavoro?
"Ho un programma di massima. È chiaro che come qualunque persona sensibile, visto che sono anche stata impegnata in questo campo, conosco i problemi dei minori e in particolare di quelli sardi. Dobbiamo affrontare subito il problema dei minorenni stranieri non accompagnati e del secondo corso per tutori volontari".
Questione complessa, ha già gli strumenti per affrontarla?
"Dovrò valutare immediatamente quelli che mi sono stati messi a disposizione. Vorrei verificare la situazione nelle comunità che ospitano i minori non accompagnati. Mi sto ponendo un problema forse dettato da un eccesso di sensibilità ma voglio capire come sono sistemati i ragazzi e se esiste una commissione che verifichi l'età. So che in Sardegna sono ospitati pochi ragazzini sotto i quattordici anni e tra i quattordici e quindici, mentre sono tanti tra i sedici e i diciassette".
Magari diciottenni visto che si è spesso parlato di maggiore età non dichiarata?
"Un quattordicenne che convive con ragazzi di 17 forse è più esposto a rischi. Non voglio certo pensare all'affidamento dei diciassettenni alle comunità per gli adulti, ma a un programma per distinguerli in ragione di elementi di comunanza".
Scuola e istruzione.
"I dati Istat ci dicono che nell'Isola c'è ancora un'altissimo livello di dispersione scolastica. Su questo bisogna intervenire. E capire soprattutto, per ben lavorare, quali siano le cause - soprattutto in certe zone della Sardegna - che portano all'abbandono anticipato degli studi".
Bullismo e cyberbullismo, come ci si può difendere?
"Il problema è purtroppo tutt'altro che ridotto nelle dimensioni. Proprio ieri sono stata a un convegno dove sono emerse le conseguenze, in termini di fragilità e sofferenza, di chi subisce. Ripeto, non è e non sarà facile debellare questa piaga. Di sicuro bisogna rafforzare i genitori nella consapevolezza di aver dato ai propri figli uno strumento, mi riferisco al computer o al cellulare, potenzialmente pericoloso se mal utilizzato e senza il filtro degli adulti. Al dibattito è intervenuta una rappresentante del Garante per la privacy che ha ricordato un altro aspetto: il tempo che intercorre tra l'inizio dell'azione subìta dal ragazzo e la sua scoperta. Un tempo a volte piuttosto lungo".
La Garante dell'adolescenza si occuperà di microcriminalità?
"Del binomio microcriminalità-droga. Ho già parlato di quella indotta dagli stupefacenti con una responsabile della Polizia di Stato. Qui gioco nel mio campo, visto che ho sempre seguito il diritto del sistema penale minorile e dei minori sotto trattamento. Ho già parlato con don Ettore Cannavera. So che le comunità sono in sofferenza, forse bisognerà rivedere alcune cose".
L'Unicef e altre organizzazioni hanno spesso dichiarato che un bambino nato povero in Italia - ancora di più in Sardegna - ha molte possibilità di restarlo anche da adulto.
"Lo credo anch'io. Non è matematicamente valutabile ma statisticamente è un dato. Aggiungo che, tra l'altro, dove c'è povertà economica c'è disagio e spesso microcriminalità minorile. I genitori devono combattere per riuscire ad arrivare alla fine del mese e non hanno la possibilità di garantire l'attenzione necessaria ai figli. Sta a noi, come società, accorciare la forbice della disuguaglianza nel nome della giustizia sociale".
Le discriminazioni?
"Sono enormi tra i bambini ma anche tra gli adolescenti, forse più deboli psicologicamente perché hanno una personalità in via di evoluzione quindi molto esposta alle influenze esterne. Ciò che mi preme è riuscire a far andare avanti, in Parlamento - e per questo mi hanno già dato la loro disponibilità alcuni parlamentari sardi - la legge sulle vittime di violenza. Bisogna prevedere l'aiuto necessario, in questi casi occorre il sostegno psicologico oltre quello economico. Il rischio deve essere chiaro a tutti: chi subisce una violenza rischia di patirne le conseguenze e, a sua volta, di diventare violento".
Andrea Piras