Ricorre quest'anno il cinquantesimo anniversario della morte di Antonio Pigliaru, nato a Orune il 17 agosto 1922, morto a Sassari il 27 marzo 1969. Pigliaru, conseguita la laurea con una tesi su "L'attualità di Giacomo Leopardi" nella facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Cagliari, insegnò Dottrina dello Stato prima nell'Ateneo cagliaritano e, poi, in quello sassarese, conquistandosi la stima (e l'affetto) di studiosi della fama di Norberto Bobbio, Sergio Cotta, Ugo Spirito, Enrico Opocher e Giuseppe Capograssi. Certamente è stato l'intellettuale sardo di più largo ed elevato respiro teoretico e di più incisiva influenza culturale nella realtà sociale e politica della Sardegna della seconda metà del Novecento.

LA RIVISTA ICHNUSA - Fondatore della rivista "Ichnusa", promotore di iniziative culturali in cui coinvolse gli intellettuali più avvertiti della esigenza di contribuire alla sprovincializzazione della cultura isolana e alla apertura di nuovi orizzonti di progresso civile (tra i tanti: Michelangelo Pira, Salvatore Cambosu, Aldo Capitini), Pigliaru è autore di importanti opere tra le quali ricordiamo "Meditazioni sul regime penitenziario italiano", "Persona umana e ordinamento giuridico", "La Piazza e lo Stato", "L'autonomia come riforma democratica dello Stato e il suo lavoro", giustamente celebre per il forte impatto che ha avuto sulla società sarda, "La vendetta barbaricina come ordinamento giuridico" (1959 ) in cui, dopo una ricerca sul mondo del "noi pastori", scopre la causa del banditismo delle zone interne della Sardegna nell'essersi la comunità barbaricina data un proprio ordinamento giuridico (dal basso) in contrapposizione a quello dello Stato in cui il pastore vedeva solo l'azione ostile di magistrato, carabiniere, esattore delle imposte.

Antonio Pigliaru con la figlia ad Alghero nel 1968 (archivio L'Unione Sarda)
Antonio Pigliaru con la figlia ad Alghero nel 1968 (archivio L'Unione Sarda)
Antonio Pigliaru con la figlia ad Alghero nel 1968 (archivio L'Unione Sarda)

Pigliaru riassume in tredici articoli l'ordinamento giuridico barbaricino, non scritto, ma alla cui osservanza il pastore è obbligato: l'offesa alla persona deve essere vendicata; il furto della pecora più produttiva è offesa alla persona; il furto del gregge è manifestazione di balentìa non di delinquenza. La conseguenza della ricerca antropologico-giuridica è che il pastore barbaricino che si dà alla macchia per sfuggire, dopo l'esecuzione della vendetta, alla azione repressiva dello Stato, non è un delinquente ma un soggetto rispettoso delle norme di convivenza della sua comunità.

"NOI PASTORI" - Pigliaru sottolineava la enorme influenza che l'ambiente barbaricino aveva sulla psicologia del "noi pastori". Peraltro di quel mondo egli poneva in evidenza i valori morali fondamentali: solidarietà, altruismo, ospitalità, rispetto della famiglia e della donna. Non condivideva, quindi, la tesi del principe del foro nuorese Gonario Pinna per il quale valeva l'equazione banditismo= analfabetismo. L'intellettuale orunese rispondeva: a Cagliari, nel Campidano, in altre zone della Sardegna c'è analfabetismo ma non c'è banditismo.

Come cambiare la condizione dell'uomo barbaricino?: trasformandone la struttura economico-sociale, diffondendo la presenza della scuola, attivando la consapevolezza che la situazione d'isolamento, di precarietà economica, la stessa dimenticanza o noncuranza da parte dello stato di essere non un fattore di repressione ma un promotore di progresso economico, culturale, sociale.

AUTONOMIA REGIONALE - Le tesi della scuola positivistica, sostenute da Paolo Orano e Alfredo Niceforo (in Sardegna tra fine '800 e primi del '900, convinti sostenitori dell'idea che la Barbagia era una "zona delinquente"), fondate sul concetto di razza, venivano definitivamente superate. Il grande giurista Francesco Carnelutti, dopo aver letto "La vendetta barbaricina come ordinamento giuridico", se ne disse "incantato" e parlò di "opera insigne". Un altro problema affrontato da Pigliaru con approfondimenti teorici illuminanti, è l'autonomia regionale. Su questo problema, Pigliaru ha proposto, da autorevole studioso di Dottrina della Stato, tesi ancora attualissime: il problema più importante sul concetto di autonomia consiste nel vedervi la riforma della sovranità, la riforma democratica dei rapporti Stato-società civile, una democrazia diffusa e massimamente intensificata, un potere che appartenga sempre più al cittadino e non un semplice espediente burocratico o un momento di mera contrapposizione allo Stato.

ANTONIO GRAMSCI - Di formazione gentiliana, vide in Antonio Gramsci il pensatore che oggettivamente ne inverò sul piano politico-culturale la prospettiva filosofico-pedagogica. Pigliaru è stato un intellettuale di straordinaria intelligenza, di elevatissima sensibilità morale: doti che lo indussero a promuovere centri di orientamento pedagogico per maestri e docenti della scuola secondaria, organizzare a Sassari corsi di formazione culturale per i ferrovieri e per le commesse dell'appena inaugurato Upim, a sostenere con forte convinzione l'istituzione della Facoltà di Magistero a Sassari.

SALUTE PRECARIA - Nonostante le precarie condizioni di salute, che lo costrinsero a sempre più frequenti ricoveri in ospedale, lavorò fino alla fine: per il 28 marzo, il giorno dopo la sua morte, giunta improvvisa sotto dialisi, aveva programmato il primo seminario pubblico di Dottrina dello Stato.

UN MAESTRO - Pigliaru è stato per molti, che molto gli devono, il Maestro che ha educato le coscienze alla comprensione delle ragioni profondamente umane che debbono orientare gli individui nell'agire sociale e del valore morale dell'impegno solidaristico. Amava citare un verso del poeta Machado, "La monetina dell'anima si perde se non si dona ", sensibilissimo a due preziose avvertenze di uno dei suoi filosofi preferiti, Marco Aurelio: "Abituati ad ascoltare attentamente ciò che gli altri dicono, e cerca di penetrare il più possibile nell'anima di chi ti parla; ogni tuo atto non volto al fine comune, lacera la tua vita".

Antonio Delogu

(Docente di Filosofia morale all'Università di Sassari)

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