Istentales, trent’anni a tutto volume: l’epopea etnorock che racconta la Sardegna con la musica
I “Badde boys” di Nuoro celebrano il loro trentennale con disco dal vivo, un libro che è anche autobiografia del gruppo e un tourSe fosse un film, sarebbe una commedia corale in lingua sarda, con scene girate tra ovili, palchi infuocati e piazze in festa. Se fosse un vino, sarebbe un cannonau robusto, con retrogusto di terra e libertà.
Invece è una band: si chiama Istentales e da trent’anni canta la Sardegna delle campagne e delle contraddizioni, delle radici profonde e delle luci di scena.
Nati nel 1995 con le mani sporche di terra e la testa piena di suoni, gli Istentales sono un gruppo musicale, un racconto lungo trent’anni che parla di Sardegna, identità e battiti rock. Il loro nome, preso da una stella della costellazione di Orione che guidava i pastori al calar del sole, è tutto un programma: essere punto di riferimento, restare accesi mentre il mondo cambia.
«L'emozione è sempre la stessa di trent’anni fa, perché i 30 anni passati tranquillamente a divertirti, a calpestare le piazze, i palchi di tutta la Sardegna sono gratificanti e poi le persone che ti ascoltavano 30 anni fa ci sono anche ora», afferma convinto Gigi Sanna, «il pubblico è cambiato nel senso comunque c'è un un ricambio generazionale, che però se sai impostargli le canzoni, se le fai capire con calma, anche se tutto va più veloce del solito, riescono comunque ad apprezzarle e a cantarle insieme a te. Gli Istentales in 30 anni hanno fatto tanti cambiamenti, abbiamo portato altri turnisti, altre persone che comunque hanno collaborato con noi, però la cosa bella è questa, che nonostante tutto, l'essenza, la forza, la grinta e l'orgoglio è sempre rimasto lo stesso, quindi cultura, tradizione e lingua non mancano mai».
E oggi che quella stella brilla ancora, i “Badde boys” di Nuoro celebrano il loro trentennale con stile. Un disco dal vivo (“30 anni sempre con voi”), un libro che è anche autobiografia del gruppo e un tour che ancora una volta infiammerà le piazze con tutta l’energia accumulata in decenni di musica, incontri e battaglie sociali.
Nel nuovo album – un’antologia di quello che negli anni sono diventati – ci sono ospiti d’eccezione: Elio e le Storie Tese che canta “A muso duro” di Bertoli e addirittura traduce in sardo “Shpalman” grazie ai Tenores di Neoneli, con la magia delle launeddas di Matteo Muscas a intrecciare i suoni. È un’orgia sonora che mescola tradizione, sperimentazione e autoironia, marchio di fabbrica del gruppo.
Gli Istentales hanno iniziato da un’azienda agricola alle porte di Nuoro, spinti dall’intuizione di Gigi Sanna, carismatico leader che ha trasformato una passione in un movimento. Erano i primi veri “agro-pastori del rock”, quelli che salivano sul palco dopo una giornata tra pecore e fieno, portando con loro la voce, i profumi e suoni di quel mondo.
Eppure, la loro musica ha saputo dialogare con chiunque: da Cristiano De André a Eugenio Finardi, da Bertoli a Tullio De Piscopo. Non solo palco e musica, ma anche tanta solidarietà: come quando, nel 2017, guidarono mille pecore su un traghetto per Cascia per aiutare gli allevatori colpiti dal terremoto. Si chiama “sa paradura” ed è l’antico rito di solidarietà contadina che diventa allo stesso tempo un atto politico e poetico.
Oggi nonostante qualche capello bianco e mezzo secolo sulle spalle, gli Istentales sono ancora lì: testardi, generosi, liberi. Hanno camminato sul confine sottile tra folk e futuro, tra dialetto e distorsione, tra palco e pascolo e lo hanno fatto con l’ostinazione di chi non vuole essere solo colonna sonora di una terra che muta, ma anche voce di quel mondo agropastorale che nonostante i cambiamenti resiste.
E allora sì, trent’anni dopo il primo concerto a Lula, è tempo di celebrare. Ma soprattutto di continuare a suonare.