Una cartellina rosso porpora scottante come il colore che ne sigilla il contenuto. Custodisce lettere, cartoline, ritagli di giornale, il carteggio dolente del sequestro, avvenuto il 22 agosto del 1979 (anno orribile nella ignominiosa cronaca scritta in Sardegna dai ladri di uomini), dei fratelli torinesi Marina e Giorgio Casana, rispettivamente di 16 e 15 anni. Quel fascicolo, insieme ad altri distinti da tinte differenti, è l’eredità che il padre gesuita Cosimo Onni, nato a Santu Lussurgiu nel 1925 e morto a Cagliari nel 2010, ha lasciato a suo nipote Paolo Oggianu. Farmacista oristanese di 42 anni, è anche depositario dei racconti fluenti che lo zio materno, in lunghi pomeriggi trascorsi in una stanzetta della casa dei Gesuiti sopra la chiesa di San Michele di Cagliari, satura del fumo delle Nazionali, ha restituito di quella stagione criminale sulla quale, oltre al senso mai sanato della vergogna collettiva, incombono ancora ingarbugliati misteri.

L’emissario - Ma che c’entra un sacerdote, un predicatore che in tanti ricordano per la forza dirompente e spiazzante delle sue omelie, carismatico e severo come l’epiteto di “Papa nero” che gli era stato attribuito, fondatore della colonia montana di San Leonardo de Siete Fuentes, cappellano dei Ferrotranvieri della Sardegna, insegnante al Liceo Pacinotti di Cagliari, col rapimento dei due ragazzini? Padre Onni (che le cronache della liberazione registrano erroneamente come don Onnis) fu l’uomo che, dopo 61 giorni di prigionia, recatosi all’appuntamento coi sequestratori a bordo della sua “124” grigia, consegnò la tranche finale della cifra prevista come riscatto e restituì Marina e Giorgio ai genitori Roberto, impiegato di banca, figlio del barone Pietro, e Anna.

Nel romanzo biografico scritto da Paolo Oggianu e intitolato “L’emissario”, uscito poco prima di Natale per Alfa editrice (pp. 310, euro 20), rivivono i tormenti dell’uomo di fede, chiamato dalla famiglia Casana a intrattenere le trattative coi banditi, e le fasi concitate della liberazione degli ostaggi. Padre Onni avrebbe svolto la funzione di emissario anche nel sequestro di Sara Niccoli (Toscana) e Franco Cugia.

L’anno orribile - Nel libro - è padre Onni a raccontare in prima persona - si ripercorre, oltre alla vicenda particolare, l’anno più nero nella storia dei sequestri di persona in Sardegna: nel 1979 furono messi a segno dieci rapimenti. Dei sedici ostaggi, sette furono donne. Tra loro, oltre a Marina Casana, Annabelle e Daphne Schild, Dori Ghezzi, Luisa e Cristina Cinque e Ornella Fontana. Dietro alle storie dei sequestrati scorrono quelle degli emissari, figure che (spesso vittima della ferocia dei banditi) secondo un detto orgolese, che nel romanzo torna più volte nella bocca dell’io narrante, erano come noci in uno schiaccianoci, <da una parte ci sono i banditi, dall’altra le forze dell’ordine>.

Il sequestro - Per modalità è uno dei più rocamboleschi nella storia dell’Anonima sarda. Un commando di sei banditi entrò in azione dopo aver raggiunto con un gommone lo scoglio vicino a Capo Pecora in cui la famiglia Casana si era recata per fare il bagno e prendere il sole. Giorgio e Marina furono portati via con indosso soltanto il costume.

L’incrocio di destini - Inconsapevolmente (poté scoprirlo solo più tardi) il gesuita, che la famiglia Casana contattò per la prima volta nella colonia di San Leonardo, borgata montana di Santu Lussurgiu, intrattenne le trattative anche con un giovane compaesano. Si trattava di Salvatore Fais, noto come Speedy Gonzales, condannato in primo grado perché ritenuto carceriere di Marina (verso la quale avrebbe nutrito una cura tale da assicurarsi l’ulteriore epiteto di “bandito innamorato”) e Giorgio. Evaso dalla prigione di Oristano, Fais fu ucciso nel conflitto a fuoco di Osposidda. Era il 18 gennaio 1985.
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