C’è un colore che il 2 aprile illumina il mondo: è il blu, una luce che rompe il silenzio e accende la consapevolezza. La Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo che si celebra oggi nasce come richiamo collettivo all’inclusione, un invito a guardare oltre gli schemi e ad ascoltare chi spesso viene frainteso o lasciato ai margini.

In Italia, si stima che le persone nello spettro autistico siano circa 600mila, e tra loro 550mila hanno meno di vent’anni. Dietro questi numeri, ci sono volti, storie, famiglie che ogni giorno lottano contro barriere invisibili e pregiudizi radicati.

La scuola, il lavoro, la vita sociale sono ancora oggi terreni difficili da attraversare per chi si muove su coordinate diverse, per chi comunica con modalità che la società fatica a comprendere e accogliere.

Eppure, la diversità non è una mancanza, ma un altro modo di stare al mondo. Le persone autistiche portano con sé sensibilità, intelligenza, talenti unici, spesso soffocati da una società che tende a semplificare, a classificare, a escludere chi non rientra nelle convenzioni.

L’uso del termine “spettro”, infatti, non è casuale: non esiste un solo modo di essere autistici, così come non esiste un solo modo di essere umani. La variabilità è la chiave per comprendere un universo che non si lascia ingabbiare in definizioni rigide.

Da anni, associazioni e famiglie combattono per il riconoscimento di diritti essenziali e per una cultura dell’inclusione che non sia solo una parola, ma una pratica quotidiana. Ed eventi come il Light It Up Blue, che tinge di blu monumenti e città in tutto il mondo, sono un messaggio forte, una luce che attraversa il buio dell’indifferenza.

La consapevolezza però non si costruisce in un giorno, si alimenta con l’ascolto, con la conoscenza e soprattutto con il coraggio di cambiare prospettiva.

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