Il mistero Russia, nel libro di Mikhail Shishkin il racconto di una nazione che l’Occidente fatica a capire
Fra le pagine un Paese diviso fra decadimento ed emigrazione, ma con giovani che scendono in piazza per rivendicare un futuro migliore“Pensavate che il popolo russo fosse riconoscente a Gorbaciov? Nemmeno per sogno, e sapete perché? Perché non è stato un vero Zar. Uno con la Z maiuscola”. Con queste poche parole lo scrittore Mikhail Shishkin, fresco vincitore del Premio Strega Europeo 2022 con il romanzo “Punto di fuga” (21lettere, 2022), ci fa capire quanto l’Occidente capisca poco l’anima della Russia. Sempre Shishkin aggiunge: “Russia e Occidente, ci osserviamo attentamente l’un l’altro da secoli, ma non riusciamo a vederci bene. Qualcosa non va nella messa a fuoco. Non vediamo altro che immagini riflesse”.
Per provare ad andare oltre queste immagini riflesse lo scrittore russo presenta al pubblico italiano "Russki mir: guerra o pace?” (21lettere, 2022, pp. 256, anche e-book), raccolta di saggi di approfondimento su alcune dinamiche della Russia contemporanea con un orizzonte che parte dalle origini dello Stato russo.
Si tratta di un volume indubbiamente affascinante e ben tradotto da Veronica Giurich Pica in cui partendo dalle prime invasioni vichinghe, passando per l’occupazione mongola, Shishkin racconta della sua Russia fino ai giorni nostri, con la consapevolezza che non si può capire una nazione e un popolo se non si conosce la sua storia, se non si fanno i conti, anche sgradevoli, con il passato. In particolare, lo scrittore russo si focalizza maggiormente sull’ultimo secolo in cui la sua Madrepatria ha tentato due volte di instaurare un governo democratico. La prima per pochi mesi nel 1917, dopo la caduta dell’impero zarista; la seconda per alcuni anni dopo il crollo della URSS. Due tentativi che sono stati spazzati via il primo dalla nascita dell’impero sovietico, il secondo dall’affermazione dell’autoritarismo di Putin.
Soprattutto ci pone di fronte a una cruda realtà come scrive nel suo libro: “Quando uno straniero menziona la famosa anima russa, i russi annuiscono, ma tra di loro scrollano le spalle. Per noi non c’è mai stato alcun mistero. Vasilij Grossman lo formulò con precisione nel suo romanzo Tutto scorre, scritto nel 1961: ‘L’anima russa è ancora misteriosa? No, non c’è nessun enigma. C’era? Cosa c’è di misterioso nella schiavitù? La legge russa dello sviluppo è davvero solo russa? L’anima russa, e in realtà solo l’anima russa, è destinata a svilupparsi non con una crescente libertà ma con una crescente schiavitù? È davvero questo il destino dell’anima russa? …È tempo che gli interpreti della Russia capiscano che solo la schiavitù millenaria ha creato il misticismo dell’anima russa’.”.
Detto questo, esistono due futuri che l’autore riesce a immaginare per il suo Paese. Un futuro semplice che sta vedendo la Russia invasa dai rifiuti e da un decadimento dell’assistenza medica che ha portato un quarto dei russi ad una vita media di soli 55 anni, quello di un paese svuotato della sua popolazione, che sta emigrando nella vicina Unione Europea. Il futuro anteriore invece è fatto di giovani che scendono in piazza senza sconforto o disperazione, ma con fiducia in sé stessi, e che rispondono così alle interviste: “Lassù ci hanno portato via tutto quello che c’era nel Paese. Sono venuta perché non mi portassero via il futuro.” Una frase che lascia accesa una speranza per quella grande nazione che è la Russia.