Alla nostra sicurezza ci pensano le donne. A Luciana Lamorgese ministro dell’Interno, da cui dipendono prefetti e questori, ora si affianca Elisabetta Belloni, nuovo capo dei servizi segreti, ruolo da sempre ricoperto da uomini. Aggiungiamoci Marta Cartabia, ministro della giustizia, che non ha un ruolo diretto nel gestire la sicurezza, ma uno indiretto importantissimo. Tre donne di alto profilo. Per ognuna di loro parla un curriculum prestigioso. Hanno raggiunto posizioni di vertice per merito, non per grazia ricevuta in virtù delle quote rosa. Pare una combinazione bene assortita. Il lassismo di Lamorgese nel contrastare l’invasione dei migranti africani non inganni: è uno dei pegni che la Spa di Draghi deve pagare agli azionisti della sinistra buonista. La star di oggi è Elisabetta Belloni: vasta esperienza internazionale, parla correntemente inglese, francese, tedesco, spagnolo. S’insedia al posto del generale Gennaro Vecchione, emanazione politica e fedelissimo dell’ormai ramingo Giuseppe Conte. L’acqua cheta di Draghi sta rompendo i ponti. Porta via le scorie del circo dei due governi precedenti. È un repulisti graduale e sistematico. Restano ancora pochi nani, qualche ballerina, alcuni trapezisti, stelle cadenti e un clown che, messosi a urlare fuori dalla porta, non fa più ridere.

Tacitus

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