Viviamo nell’epoca della iperspecializzazione. Ce ne rendiamo conto, banalmente, quando andiamo dal nostro dottore di base e subito ci invita a farci visitare da uno specialista. Il quale, a sua volta, ci proporrà un ulteriore approfondimento da un suo collega ancora più specializzato in uno spicchio sempre più piccolo del sapere medico. L’iperspecializzazione è però un canone della nostra epoca e non rappresenta l’unico modo di intendere la cultura e la conoscenza. Ci sono state epoche, in primis il l’Umanesimo e il Rinascimento, che hanno celebrato il genio universale, cioè quegli esseri umani poliedrici, capaci di interessarsi ed eccellere in molti campi della cultura, della scienza e dell’arte. Solo in tempi più recenti l’accelerazione della conoscenza ha portato a una iperspecializzazione e in generale a un ambiente che supporta meno studiosi e scienziati dal genio multiforme.  

Lo storico inglese Peter Burke, professore emerito di storia culturale all’Università di Cambridge, ci propone nel suo ultimo saggio, “Il genio universale” (Hoepli editore, 2023, Euro 25, pp. 320. Anche Ebook) proprio una inedita storia culturale, la prima storia del genio universale in Occidente, dal XV secolo a oggi. Racconta come da Leonardo da Vinci a Bacone, da Goethe a Oliver Sacks e a Susan Sontag, le menti poliedriche hanno spostato le frontiere della conoscenza in innumerevoli modi. Identificati 500 geni occidentali, esplora i loro successi ad ampio raggio e mostra come la loro ascesa abbia finito per coincidere con una rapida crescita della conoscenza all'epoca dell’invenzione della stampa, della scoperta del Nuovo Mondo e della rivoluzione scientifica.

Da questo punto di vista è illuminante la figura del più celebre tra queste personalità di genio, Leonardo da Vinci. Artista poliedrico, noto in tutto il mondo per i suoi capolavori pittorici, Leonardo fu anche architetto, ingegnere e scienziato, contribuendo in maniera determinante alla rivalutazione della scienza, della matematica e del sapere pratico. I suoi interessi spaziavano infatti dalla meccanica all’idraulica, dall’aerodinamica all’ottica, dalla botanica all’anatomia meccanica del volo degli uccelli. I suoi disegni sono giunti fino a noi grazie a preziosi codici, il più famoso dei quali è il Codice Atlantico della Biblioteca Ambrosiana di Milano; questi ci danno testimonianza sia dei suoi rivoluzionari progetti meccanici sia dei suoi appassionati studi alla scoperta della struttura della natura. Un lavoro volto a risolvere i problemi tecnici del suo tempo ma anche a spingersi verso nuovi orizzonti.

Contro il sapere tradizionale, Leonardo affermava l’importanza dell’esperienza per la conoscenza della realtà; ma, in opposizione ai sostenitori della pura esperienza, sottolineava l’importanza di un sapere scientifico fondato sulla matematica. Letteratura, arte, scienza dovevano concorrere a questo nuovo ideale scientifico, secondo cui la natura – anche quella umana – può essere percepita e compresa solo attraverso la conoscenza e l’applicazione delle leggi fisiche che la caratterizzano. Anche la creazione artistica – in particolare il disegno e la pittura – avrebbe dovuto sottostare alle leggi matematiche, indispensabili per comprendere le perfette proporzioni geometriche dell’universo. Fu una rivoluzione, quella leonardesca, che aprì la strada non solo agli sviluppi più arditi dell’arte del Rinascimento, ma che pose base per la rivoluzione scientifica del Seicento e per l’esaltazione della ragione e della razionalità tipica del pensiero illuminista settecentesco.

La copertina
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