Luglio 1929, Lipari. Michele ha dieci anni ed è nato su questa splendida isola non lontana dalle coste della Sicilia. Un’isola che il bambino percepisce come un dinosauro dormiente: rappresenta qualcosa di coriaceo e primordiale che affonda le radici nel nostro inconscio, è il mostro dell’universo onirico che vive dentro ognuno di noi. Michele non sa nulla delle persone che il regime ha confinato nella sua isola e non si fa domande. Fino a che non conosce l’Onorevole, un ex deputato, un antifascista della prima ora che sta progettando di fuggire da Lipari con due altri oppositori del fascismo. L’incontro diventa un’inaspettata amicizia grazie alla quale Michele inizia a prendere consapevolezza dell'iniquità del sistema in cui ha vissuto fino a quel momento. Un cambiamento che lo porterà a vincere le proprie paure, ad affrontare mille pericoli, a fronteggiare le violenze che lui stesso subisce dal bullo del paese. Tutto pur di contribuire al successo dell'ingegnoso piano di fuga, che infine porterà oltre che alla libertà dell’Onorevole – che altri non è che Emilio Lussu- anche a quella del suo cuore e del suo spirito.

Romanzo allo stesso tempo storico e di formazione, “Il respiro del dinosauro” (Giunti, 2023, pp. 256, anche e-book) di Marco Marmeggi prende spunto da uno dei colpi più audaci inferti alla macchina repressiva del regime fascista: la rocambolesca fuga da Lipari di Lussu e di due suoi compagni di confino.

All’autore chiediamo prima di tutto come si è avvicinato a questa avventurosa vicenda:

«Tutto parte con una cena con quella che poi è diventata un’amica. Andai a trovare Grazia Gotti, fondatrice dell’Accademia Drosselmeyer, un paio di anni fa perché mi aveva contattato per una rassegna di romanzi di mare per ragazzi che stava organizzando a Genova. Lì, tra un bicchiere di vino e una citazione letteraria, mi guardò e mi fece: ‘Hai voglia di scrivere un romanzo sulla fuga di Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Francesco Nitti dal confino fascista di Lipari nel 1929?’. Tutto qui e io le ho risposto di sì, che avrei provato almeno a buttare giù qualcosa. Poi, durante lo studio storico dell’evasione, approfondendo i personaggi e la loro biografia, mi sono innamorato di Emilio Lussu, il cavaliere dei Rossomori come lo chiama Giuseppe Fiori nella biografia omonima pubblicata nel 1985».

Perché ha voluto narrare la vicenda dal punto di vista di un bambino di dieci anni?

«Un romanzo storico per ragazzi deve riuscire a coinvolgere un pubblico di giovani lettori dando loro la possibilità di identificarsi, di entrare nella storia. Il contesto e l’ambientazione del tema affrontato, le vicende trattate, il mondo adulto dei protagonisti, la tematica dell’antifascismo e del confino di polizia avevano bisogno di essere in qualche modo penetrati da una storia fantastica, contaminati da un protagonista che potesse fare da ponte tra le generazioni di oggi e un mondo che appartiene ad un secolo fa. Per questo ho scelto Michele, un bambino di dieci anni, nativo di Lipari, ancora in bilico tra il mondo dell’infanzia e quello dell’adolescenza, che entra in contatto con la Storia e ne mostra alcuni fotogrammi, affinché il lettore abbia gli strumenti per fare un viaggio indietro nel tempo».   

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Quali sono le virtù di Michele che ha voluto fare emergere nel racconto?

«Michele è un bambino che proviene da una classe sociale povera, dignitosa, proletaria, che vive con poco e sogna tanto. Rappresenta una condizione che secondo me è quella di molti bambini di oggi, anche nel nostro Paese, soltanto che il concetto di povertà è cambiato, si è trasformato, è meno brutale, probabilmente, ma esiste. Quindi Michele per prima cosa vuole rappresentare il mondo della possibilità e della speranza. Capisce, grazie alla frequentazione di Emilio Lussu e di altri personaggi della storia, che ogni spinta al miglioramento delle proprie condizioni di vita deve essere accompagnata dalla presa di coscienza del mondo che ci circonda e dalla possibilità di cambiarlo attraverso la cooperazione con gli altri, la scuola, la pratica di rivendicazione dei diritti e la lotta contro le ingiustizie». 

Perché a suo parere a quasi cent'anni dagli eventi del regime fascista è importante ancora parlare di cosa è stato il fascismo?

«Perché il fascismo è un fenomeno che, seppur terminato nella sua manifestazione totalitaria novecentesca, rappresenta ancora quella spinta contraria all’estensione e al riconoscimento dei diritti costituzionali per tutte e per tutti, è il fenomeno che tende alla divisione della società in categorie e all’esclusione delle componenti indesiderate dall’ideologia dominante, è il contrario della cultura della pace, è l’espressione conservatrice dei rapporti tra le classi sociali. Il fascismo si annida nell’ignoranza, nei sentimenti xenofobi, nella falsificazione della realtà, nella sua totale semplificazione, esercita pressione sui sentimenti peggiori che albergano dentro di noi: la paura dell’altro, il mito della violenza, il fascino della guerra. Raccontare una storia ambientata ai tempi del fascismo è, in qualche misura e soprattutto oggi, sempre attuale».

L'Italia è ancora un paese dove albergano “dinosauri dormienti”?

«Per Michele l’isola di Lipari è un dinosauro che dorme da più di settecento anni e che non va assolutamente svegliato. È spaventoso e terrificante, ma è il motore che genera il nostro pensiero fantastico, che trasforma la nostra esperienza di vita in qualcosa che non è possibile quantificare, classificare, misurare, pesare. Mi piace pensare che il nostro paese sia ancora ricco di dinosauri dormienti, che con il loro respiro alimentino le idee più brillanti, fantasiose, spregiudicate in grado di consegnare alle nuove generazioni un mondo migliore di questo».

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