Dalla Sardegna a Roma: la mostra “Giovanni Maciocco - Abitare il territorio / Inhabiting the Territory”, sarà inaugurata mercoledì 7 maggio alle ore 18 presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Roma La Sapienza. È la seconda tappa di una mostra itinerante dedicata all’ingegnere e architetto di origine gallurese, fondatore della Scuola di Architettura di Alghero, insignito del premio IN/Architettura Sardegna alla Carriera nel 2023.

L’apertura al pubblico sarà preceduta da una lecture del professor Giovanni Maciocco. Introduzione e saluti del professor Orazio Carpenzano, preside della Facoltà di Architettura e del professor Antonino Saggio. L’esposizione rimarrà aperta sino al 27 maggio 2025, dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 19.30.

Facoltà di Architetturad Alghero. Foto Gianni Calaresu
Facoltà di Architetturad Alghero. Foto Gianni Calaresu

Facoltà di Architetturad Alghero. Foto Gianni Calaresu

La seconda tappa di un percorso

Curata dal professor Antonello Marotta dell’Università di Sassari, con l’organizzazione a cura di Claudia Ricciardi, la mostra prosegue la riflessione avviata un anno fa al Museo archeologico di Olbia con l’esposizione dedicata a Maciocco e il catalogo a cura dello stesso Antonello Marotta e di Paola Mura, su iniziativa di IN/Arch Sardegna e ANCE Sardegna, in collaborazione con l’Università di Sassari.

«Si tratta di un traguardo di grande importanza per le nostre associazioni, da anni impegnate per promuovere la qualità nell’architettura», commentano Andrea Casciu e Pierpaolo Tilocca, presidenti di IN/Arch e Ance Sardegna. «La mostra “Giovanni Maciocco - Abitare il territorio” varca i confini regionali, in attesa delle tappe europee previste dal programma, e il Catalogo è stato rieditato dalla casa editrice “Ance Servizi” che, dal 1967, pubblica “L’Industria delle Costruzioni”, prestigiosa rivista del settore. È una conferma del valore culturale dell’iniziativa. Un ringraziamento speciale - conclude Casciu – va a Giovanni Maciocco, il “nostro” premio IN/Architettura 2023, per quello che ci ha insegnato e per l’onore che ci ha fatto nell’accompagnarci in questa iniziativa”.

La giuria sarda di IN/Arch e Ance, presieduta dall’architetto Giuseppe Vallifuoco, ha conferito il premio alla carriera a Giovanni Maciocco anche per “la capacità di partire dalla realtà di un territorio peculiare e talvolta marginale come quello sardo per costruire una riflessione più generale sulle modalità e sulle pratiche del progetto contemporaneo, che assume valore paradigmatico anche per contesti differenti e non necessariamente analoghi”.

Museo Archologico di Olbia. Foto Davide Virdis
Museo Archologico di Olbia. Foto Davide Virdis

Museo Archologico di Olbia. Foto Davide Virdis

Maciocco: «Inquietudine e ricerca»

Nato a Olbia nel 1946, Giovanni Maciocco si è laureato in Ingegneria a Pisa nel 1970 e successivamente in Architettura a Firenze nel 1974. Ha insegnato al Politecnico di Bari e nelle Università di Pisa, Cagliari e Sassari dove gli è stato conferito il titolo di professore emerito. I suoi progetti e le sue riflessioni sull’architettura e l’ambiente, naturale o modellato dalla storia e dall’uomo, sono stati pubblicati su riviste specializzate e in volumi, anche monografici, in Italia e all’estero, nonché presentati in esposizioni prestigiose. Fra le tante, la Sesta Biennale Internazionale di Architettura di Venezia.

L'esposizione che si inaugura mercoledì presenterà, con un suggestivo allestimento anche con ausili tecnologici, progetti, fotografie delle opere realizzate e disegni. «Non è una retrospettiva», tiene a sottolineare l’architetto e docente, ma la tappa di un eterno percorso di ricerca: «Bisogna sempre mettersi in discussione». A 78 anni, «le inquietudini rimangono. Controllate ma non troppo».

Il vero progetto? «Nella sfida oltre il limite»

Per i suoi studenti (insegna al prim’anno della Scuola di Architettura ad Alghero) Giovanni Maciocco disegna a mano su vari supporti, anche sulla tavola digitale: «Mi consente di ingrandire o diminuire a piacimento. Di trovare indizi di abitabilità a scale che non siamo soliti usare». La tavola digitale asseconda una propensione «a partire da una cosa piccola per arrivare a una cosa grande». A rovesciare (parola di urbanista, oltreché progettista) il rapporto canonico fra il Piano e il Progetto. Ma il disegno non è mai fine a sé stesso. Guai a farne «uno strumento di autocompiacimento, così si resta sul versante della comunicazione. Il disegno va ricondotto nell’ambito del progetto».

Ma soprattutto bisogna osare di più, in studio e in cantiere. «C’è una grande responsabilità nel fare un segno che diventerà qualcosa di materiale, concreto», ammonisce Maciocco. «Se disegno senza osare, legandomi soltanto alla tradizione, ma sfuggendo ai rischi della realtà, non sto davvero progettando. Il vero progetto non nasce nella comfort zone, ma nella sfida oltre il limite».

(Unioneonline)

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