Erbekofono, in italiano "suono della pecora". In questo originale strumento fatto di più di sessanta campanacci, disposti in quattro file uno accanto all'altro come i tasti di un pianoforte fatto con una struttura in ferro e legno, rivive la musica della campagna e delle greggi.

Ad aver dato vita a questo particolare strumento l'isilese Gianni Atzori, nel 1998, da allora l'unico realizzatore. Lui batterista, ma soprattutto figlio di un pastore. "Ero abituato alle sonorità dei campanacci" ha detto "era tutto dentro di me, ho dovuto solo realizzarlo".

L'idea ha cominciato a prendere forma negli anni Novanta, quando ci sono stati i suoi primi contatti con la musica sarda. La batteria, infatti, non era adatta ad accompagnare i diversi strumenti sardi. Così l'idea di creare qualcosa di nuovo e di insolito.

Il primo erbekofono era costituito solo da due file, e con l'aggiunta di altre due lo strumento era pronto per accompagnare l'organetto, la fisarmonica, le launeddas, su sulittu indistintamente.

Ad accarezzare il metallo un oggetto altrettanto originale, un osso di pecora, solo in rari casi le bacchette di ottone. "Li percuoto così" spiega Gianni "perché il batacchio è fatto proprio dell'osso della pecora".

Il batterista ha presentato la sua opera anche grazie alla collaborazione con un gruppo storico sardo, i Furias di Orlando Mascia, Paolo Zicca e Bruno Camedda che hanno permesso all'erbekofono di ritagliarsi uno spazio importante sulla scena della musica sarda.

"Sono finito nel gruppo giusto al momento giusto" ha commentato Gianni "così ho cominciato a viaggiare, conosco tutti i paesi della Sardegna, sono stato in Italia e in Europa".

Un viaggio, quello da suonatore di erbekofono, che è stato un continuo incontro-scambio con musicisti di alto livello sardi e non, come Tullio de Piscopo, Peppino Principe, Enrico Ruggeri.

L'erbekofono è andato in scena nelle piazze, negli ospedali, nelle scuole, persino Giovanni Paolo II ne ha conosciuto il suono.

"Non sono io l'attore principale" dice ancora il Gianni Atzori "è il mio strumento".

Nel tempo l'erbekofono è diventato un veicolo pubblicitario e non solo per Isili: il suono puro dei campanacci sfiorati riporta indietro nel tempo, in un passato fatto di silenzi prolungati appena interrotti dai leggeri tintinnii.

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