Il mare è dappertutto, in un’isola è scontato, ma all’Asinara il mare è nei sogni, nelle vite umane e nelle storie di chi ci ha vissuto. Gianfranco Massidda, oggi 89enne, è stato l’ultimo guardiano del faro di Punta Scorno, denominato Santiago come il protagonista de Il vecchio e il mare.

Aveva solo quattro giorni quando sbarcò all’Asinara e dal 1964 fino al 1986, il fanalista assunto per concorso è rimasto lì a vigilare l’isola. I suoi racconti, le paure, le difficoltà, sono racchiusi nel volume presentato ieri nella sede del Parco Nazionale dell’Asinara. Il libro “C’era una volta all’Asinara” è di Giampaolo Cassitta, educatore nell’isola dal 1985 al 1998, anno della chiusura definitiva del carcere. Dal fascismo al primo dopoguerra le storie sono infinite, ognuna diversa dall’altra, ciascuna è un incontro, con i detenuti delle carceri, con i naufraghi salvati dallo stesso fanalista, e poi i pericoli, le esplosioni durante la guerra e i rapporti quotidiani con il mare.

Una vita romanzata dall’autore del libro, presentato dal direttore del parco, Vittorio Gazale e dal giornalista Gianni Bazzoni. Gianfranco Massidda, che con la sua famiglia al secondo piano della torre del Faro di Punta Scorno, racconta che aveva dieci anni e che non era al faro quando alle 15,10 del 9 settembre 1943 assistette all’affondamento della Corazzata Roma.

«Ero a Punta Sabina ma ho sempre indicato le coordinate precise del punto del suo affondamento», sottolinea il fanalista. «Ci sono storie che rivelano verità mai svelate come, per esempio, alcune evasioni riuscite, ma sempre ufficialmente nascoste», ha detto l’autore Cassitta. «È la favola di un’isola, dell’ultimo dei fanalisti, di un faro, e di tanto amore per il mare».

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