È un po' come entrare in punta di piedi nella stanza "buona" della sposa di Ittiri del dipinto del pittore "costumbrista" Antonio Ortiz Echague, anno 1908. Si è circondati da una fantasmagoria di colori, tessuti, lavorazioni, ricami, nella mostra "Tessuti ricamati e lavorati di Sardegna", all'interno del progetto "Musei di Storie", inaugurata domenica scorsa nello spazio San Pancrazio di Piazza Arsenale 1, a Cagliari, e aperta tutte le mattine (9-13). Inaugurazione addolcita da un ottimo gattó di mandorle fatto in casa, per ribadire, se ce ne fosse bisogno, l'eccellenza a tutto tondo della cultura materiale sarda, eccellenza sottolineata dalla direttrice della Pinacoteca, Marcella Serreli, e da Giovanna Damiani, direttrice del Polo Museale della Sardegna.

Con fierezza hanno illustrato questa mostra, ordinata a partire dalla collezione Taramelli, una vasta raccolta di manufatti tradizionali sardi che, non potendo essere sempre esposti al pubblico per mortivi di deperibilità, è abbastanza sconosciuta ed è quindi un privilegio poter vedere, adesso e per tutta l'estate. Antonio Taramelli è stato un archeologo che ha diretto il Museo archeologico nazionale di Cagliari ed è stato anche sovrintendente agli scavi e musei archeologici della Sardegna, oltre ad aver occupato la cittadina cattedra di Archeologia. Tutto il suo amore per la Sardegna lo ha sostanziato, nei primi decenni del secolo scorso, anche attraverso una raccolta sistematica di oggetti e manufatti della cultura materiale, scongiurando, in alcuni casi, la perdita di preziose testimonianze, servite poi a storicizzare e datare la nostra storia oggettuale. Ora, grazie alla condivisione d'intenti fra otto musei sardi del MiBACT (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo), che condivideranno simultaneamente mostre e iniziative su macrotemi e opere di particolare valore scientifico, ecco "Trama e ordito", cui seguirà "Cibo" (dal 2 luglio).

Lo spazio San Pancrazio è finalmente restituito alle mostre ed è un set pregevole, con una sala iniziale che contiene amene stranezze, come la Croce bifrontale di marmo della vecchia Chiesa di Sant'Agostino di Cagliari. Al piano superiore, ecco l'epifania dei tessuti: copricassa, tovagliette, bisacce, coperte, copriletto, e la piccola riproduzione, in un pannello, di quell'interno di stanza di Ortiz Echague con la sposa dinnanzi al letto "a pabaglione", come era chiamato a Ittiri. Un'intima atmosfera, in cui c'è molto del "ritmo etnico" che informa lo straordinario patrimonio di tessuti, costumi, gioielli, pani, dolci della nostra superba cultura materiale.

Raffaella Venturi

© Riproduzione riservata