Michela Murgia ha scritto fino all’ultimo giorno della sua vita, e i suoi pensieri sono stati ora raccolti in un pamphlet, “Dare la vita”, a cura di Alessandro Giammei. Un inedito che è già fra i titoli più attesi del 2024 e sarà in libreria postumo il 9 gennaio per Rizzoli.

Un libro «toccante», sulla famiglia. Doveva essere solo sulla gestazione per altri, poi è diventato un volume «più profondo sul senso della genitorialità e parentela», racconta Giammei, curatore dell’opera di Murgia e membro della sua “queer family”.

«La mia anima non ha mai desiderato generare né gente né libri mansueti, compiacenti, accondiscendenti. Fate casino», dice Murgia che in questo pamphlet densissimo racconta, partendo dall'esperienza personale, l'essenza della maternità, come si possa dare la vita senza generare, come i legami d'anima possano corrispondere ai legami di sangue.

Si può essere madri di figlie e figli che si scelgono e che a loro volta ci hanno scelte? Si può costruire una famiglia senza vincoli di sangue? La risposta per Michela è sì. Murgia si è occupata di questo per anni e lo mette nero su bianco.

L’intellettuale sarda lascia anche «un ricco patrimonio di file scritti in tanti anni, molti racconti dispersi e pagine inedite», aveva annunciato Giammei. «C’è - continua Giammei - anche un progetto di libro che lei aveva cominciato a curare, vediamo se si potrà completare. È un libro di cui Michela stava parlando, per cui ha fatto interviste e racconti».

Murgia, conclude Giammei, «era orgogliosa di essere arrivata alla fine con la forza e lucidità di chiudere il progetto del libro che uscirà per Rizzoli. Nel corso della sua vita ha mantenuto sempre tutte le sue promesse, sia quelle editoriali sia quelle politiche con grande dispendio di sé stessa».

(Unioneonline)

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