Cinquant'anni fa la morte di Gagarin, mistero ancora irrisolto
Era il 27 marzo del 1968, cinquant’anni fa, quando il celebre cosmonauta Yuri Alekseevic Gagarin, primo essere umano ad essere andato nello spazio, moriva nei cieli russi.
Ufficialmente Gagarin, pilota collaudatore di soli 34 anni, perse la vita precipitando con il suo caccia Mig-15 alle 10.18 del mattino e durante un volo d'addestramento a 65 Km dall'aeroporto di Chaikovsky, vicino a Mosca.
Secondo i rapporti dell’epoca, Gagarin aveva perso il controllo eseguendo una manovra brusca per evitare un pallone meteorologico. Mezzo secolo dopo, le circostanze di quell'evento sono tuttavia ancora avvolte nel mistero.
"Stando alla versione del cosmonauta Leonov - spiega lo storico delle missioni aerospaziali russe, Aleksander Glushko - c'era un altro aeroplano nella stessa zona in cui stava volando Gagarin, andava a velocità supersonica e ad un'altitudine proibita, generando un'onda di turbolenza che fece entrare in vite e precipitare al suolo l'aereo di Gagarin".
"Gagarin è morto”, “Gagarin è morto”, si sentiva urlare nei corridoi della base appena diffusa la notizia dell'incidente: un dolore misto a incredulità e costernazione si era impadronito dei colleghi del cosmonauta, eroe della Russia.
Per la prima volta nella storia dell'allora Unione Sovietica venne dichiarato il lutto nazionale per un uomo che non fosse un capo di Stato.
"Il rifiuto di accettare la verità ha portato a tante versioni anche complottiste e bizzarre - ha concluso Glushko - compresi il rapimento degli alieni o la detenzione in un luogo segreto".
Gagarin era stato lanciato nello spazio il 12 aprile 1961 con la navetta Vostok 1, antesignana delle odierne Sojuz, con cui compì un'intera orbita attorno alla Terra ad un'altezza compresa tra i 175 e i 302 km dal suolo e per la durata di un'ora e 48 minuti.
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(Unioneonline/v.l.)