Forti polemiche nel mondo accademico e politico dopo quanto affermato da Paolo Nori, il docente che sui social afferma di aver ricevuto dall’Università Milano Bicocca una mail in cui viene cancellato il suo corso su Dostoevskij: "Non solo essere un russo vivente, oggi, è una colpa, in Italia, anche essere un russo morto – scrive -. Che quando (Dostoevskij, ndr) era vivo nel 1849 fu condannato a morte perché aveva letto una cosa proibita". 

Immediate le reazioni: "Se fosse confermata, la notizia avrebbe dell'assurdo – dicono le esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione cultura al Senato Danila De Lucia, Michela Montevecchi, Orietta Vanin, Loredana Russo e Mariolina Castellone -. Si tratterebbe di un insensato tentativo di censura all'interno di una università italiana. Quanto sta avvenendo in Ucraina è ingiustificabile, tragico e terribile, ma non si combatte con la censura della cultura russa e di uno dei più grandi scrittori e pensatori di tutti i tempi come Dostoevskij". 

"Proibire di studiare Dostoevskij contro Putin significa essere folli – scrive invece Matteo Renzi, leader di Iv -. In questo tempo bisogna studiare di più, non di meno: in Università servono maestri, non burocrati incapaci". 

Intanto sotto gli ultimi post su Facebook dell'Università Bicocca piovono i commenti, come quello di uno studente: "Ma vi rendete conto o no della pericolosità nel cancellare (posticipare) lezioni su Dostoevskij? Non ritenete i vostri studenti capaci di distinguere tra cose che non sono minimamente paragonabili tra loro?". "Mi domando se l'Università Milano Bicocca abbia chiaro quale sia il compito culturale che le compete: il gesto di censura è di una gravità assoluta, ha delle implicazioni di follia politica totale. Cosa facciamo, cancelliamo la cultura russa dalla storia europea?", aggiunge una donna.

L’ateneo ha infine emesso una nota in cui conferma che “tale corso si terrà nei giorni stabiliti e tratterà i contenuti già concordati con lo scrittore”. 

(Unioneonline/s.s.)

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