Cagliaritana, Anna Marongiu Pernis ha lanciato una sfida all'arte diventando donna incisore, un termine che non esiste al femminile perché considerato lavoro da uomini.Un'eccellente matita segnata da una vita troppo breve, improvvisamente spezzata in un incidente aereo.

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Un muro di mattoni e una porta color tiffany, al 48 di Doughty Street a Londra, serbano un frammento prezioso di identità sarda: "Il circolo Pickwick", illustrato da Anna Marongiu Pernis, è infatti conservato nella dimora museo di Charles Dickens tra le opere provenienti da ogni parte del mondo, e segna un giusto riconoscimento a una donna di straordinario talento.

Anna Marongiu Pernis nasce a Cagliari l’1 gennaio del 1907. Autodidatta, sin da bambina si dedica a tratteggiare graziose caricature ispirate alle prime nozioni di storia e cultura che apprende alla scuola elementare. Ama studiare e ha una spiccata sensibilità per la letteratura, ma tra il liceo classico e la ragioneria sceglie quest'ultima perché - confida il fratello Enrico Marongiu, ex Prefetto di Cagliari, che ha aiutato a ricomporre un vivido ritratto di Anna – "era l'unico indirizzo che contemplava l'insegnamento del disegno, per lei irrinunciabile".

Appena diciannovenne confeziona le 38 tavole a matita e tempera diluita per "I Promessi Sposi", dove lo stilismo art dèco si alterna a raffigurazioni che riescono, con una modernità senza tempo, a catturare lo spirito delle pagine del capolavoro manzoniano.

Divenuta ragioniera prosegue gli studi a Roma, frequentando i corsi dell'Accademia Inglese a cui affianca le lezioni con Umberto Coromaldi, rinomato maestro di pittura. Sono gli anni in cui collabora col cugino architetto Peppuccio Capponi che la coinvolge nell'abbellimento dell'appartamento di Gloria Bishop Gould. Le foto delle decorazioni da lei effettuate, nella camera destinata ai bambini della ricca americana, finiranno sulle pagine del prestigioso Domus.

Torna quindi a Cagliari, dove nel 1929 espone per la prima volta i suoi lavori all'interno della rassegna "Primavera Sarda". Nello stesso anno produce le illustrazioni de "Il Circolo Pickwick", 29 acquerelli e 226 disegni a penna che ritraggono i personaggi presenti nel romanzo, uno spaccato variegato della società ottocentesca inglese.

L'anno successivo illustra "Sogno di una notte di mezza estate" di Shakeaspeare. Decide quindi di cimentarsi con l'acquaforte formandosi a Roma con Carlo Alberto Petrucci, direttore della Calcografia di Stato. Nella particolare tecnica incisoria Anna eccelle ed il suo nome comincia ad oltrepassare i confini nazionali, con esposizioni a Riga, ad Atene e fino in Sud America.

La sua è una sfida all'arte. Diventa donna incisore, un termine che non esiste al femminile, perché considerato lavoro da uomini.

Anna è sempre in viaggio, non volendo andare a vivere da sola nella Capitale si divide tra la Città Eterna e la amata Cagliari, dove nel 1938 allestisce la prima mostra personale alla galleria Palladino riscuotendo un notevole successo. Sempre nel 1938 frequenta a Roma lo studio di Ferruccio Ferrazzi, pittore, decoratore ed accademico per perfezionarsi nell'affresco, spinta dalla voglia continua di apprendere e migliorarsi.

Il conflitto mondiale irrompe tuttavia nella vita di Anna, e la lascia incredula, piegata nell'animo, incapace di formulare una spiegazione alla violenza e alla crudeltà della guerra in cui gli uomini sbranano gli uomini. Nascono in questo periodo le tre opere realizzate con la tecnica del bulino che riflettono questa inquietudine: Le Tavole della Legge, Il Terrore e Lotta di Temperamenti. Saranno le ultime.

Continuano i suoi spostamenti a Roma per confrontarsi col professor Petrucci a cui chiede sempre consiglio ed è proprio al ritorno da uno di quei viaggi che accade l'irreparabile.

Col sorriso nel cuore, perché il maestro l'aveva elogiata per il suo ultimo lavoro, Anna precipita insieme all’idroplano in viaggio verso Cagliari. La sua giovane vita si spezza a soli 34 anni, portandola per sempre lontana dal mare che tanto amava sino al cielo.

Una valigia piena di carta giapponese, materiale speciale che vendevano a Roma e con cui Anna realizzava i suoi lavori, viene restituita alla famiglia con l'ultima opera inconclusa.

A questa grande artista sarà intitolato il gabinetto delle stampe della Biblioteca Universitaria di Cagliari, dove si conservano alcuni suoi lavori e l'inseparabile torchio, fedele compagno di una breve vita.

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