Il 27 marzo 1995 a Milano moriva Maurizio Gucci, erede del marchio della doppia G, assassinato nel portone da un killer assoldato dalla ex moglie Patrizia Reggiani, condannata per essere mandante di quel delitto. E 27 anni dopo Allegra Gucci, figlia della coppia, con la primogenita Alessandra, racconta per la prima volta la sua verità, il suo vissuto, la sua elaborazione e la sua nuova vita nelle 208 pagine del memoir “Fine dei giochi”, in uscita il 15 marzo per Piemme.

Nata nel 1981, laureata in Giurisprudenza all'Università Cattolica di Milano, Allegra ha dedicato gran parte della sua vita alla difesa della madre, ritenendola per molti anni innocente. Ha provato a proteggere la sua vita privata, travolta dal caso di cronaca nera e dalla morbosità dei media, e ora vive in Svizzera, madre di due figli.

"Ho scritto questo libro perché ho due figli piccoli – spiega in un’intervista a Vanity Fair – . Vedendo il clamore suscitato dal film House of Gucci, non volevo crescessero senza sapere la verità. Ho ricostruito i ricordi pezzo per pezzo. A volte ho provato dolore, altre un senso di liberazione. È la mia lettera a mio padre Maurizio. Perché mio padre Maurizio è sempre qui".

Il libro è dedicato al padre, perso a 14 anni. "È venuto il momento di condividere le mie parole non più soltanto con te, caro papà. C'è molto da dire. La mia verità, la tua verità, la nostra verità. Quella storia che è lì che aspetta di uscire allo scoperto da troppo tempo", scrive.

La molla per raccontarsi è stato proprio il film di Ridley Scott con Lady Gaga nel ruolo di sua madre Patrizia e Adam Driver in quello di suo padre Maurizio, che definisce ''una pessima caricatura". Il successo del film, carico di candidature ai Golden Globe, ai Bafta, ai Critics' Choice e per trucco e acconciatura anche agli Oscar (fatalità il 27 marzo) ha riportato all'attenzione di tutti quel caso clamoroso.

Il libro è un dialogo immaginario tra la figlia e il padre, dove Allegra ricorda il rapporto con il padre, con la madre, oggi 73enne, passata per una lunga carcerazione, e ancora con la nonna tiranna, quello controverso con Paola Franchi, la compagna del padre all'epoca del delitto.

"Tra mio padre e mia madre ci fu una storia bellissima durata 13 anni e interrotta dalla separazione avvenuta nel 1985. Il loro matrimonio non è finito a causa della Franchi come spesso riportato dai giornali: l'allontanamento risale ad almeno 7 anni prima della loro relazione".

"La Convenzione di convivenza - un documento riportato nel libro e agli atti - attesta la volontà di mio padre di non volersi sposare più" spiega Allegra Gucci. "Franchi non era la moglie di mio padre, non era mia madre né tantomeno era un'amica. Quando nel 1998 mia madre è stata giudicata colpevole, Franchi si è rivolta al Tribunale per i Minorenni indicando che io e il mio patrimonio eravamo 'allo sbando' e che lei si offriva per tutelare me e i miei interessi. Un altro schiaffo. Io, figlia di un padre assassinato e di una madre incarcerata, dovevo subire anche questo. Paola Franchi non ci ha mai dato tregua", prosegue.

Altre parole, ancora più dure, sono per la nonna materna che definisce "manipolatrice”: "Per lei esistevano solo il denaro e il potere che ne discende".

Allegra dice poi la sua verità su Giuseppina Auriemma, detta "la maga", la cui influenza su Reggiani fu, secondo la Gucci, fondamentale per il delitto, e di Loredana Canò, compagna di cella. Ma il cuore del libro è proprio la madre: "Per 17 anni sono andata a trovarla ogni mercoledì e venerdì che Dio ha mandato in terra".

Una donna che è "come il negativo di una falena: è attratta dal buio. Per molti anni io e mia sorella abbiamo creduto nell'innocenza di nostra madre. Per poi scoprire dalla televisione e da sue mezze frasi che non era così. È stato terribile. Mi sono arrabbiata, e dopo la rabbia ho provato a capire se quella donna fosse mia madre oppure no. Ma non riesco mai a capire chi sia veramente. E ogni volta che provo a cercare uno spiraglio, fallisco".

Oggi Allegra sogna solo “la serenità. E che mia madre un giorno mi abbracci e mi dica: ‘Ti voglio bene’”.

(Unioneonline/v.l.)

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