Dai grandi romanzi cavallereschi del Medioevo al Parsifal di Wagner, passando per i Templari e i romanzi di Dan Brown fino ad arrivare al Pendolo di Foucault di Eco, il tema del Graal non ha mai smesso di ispirare poeti, scrittori e musicisti.

Da sempre questo oggetto dalla natura sfuggente e identificato con il calice usato da Gesù nell’Ultima cena ha affascinato l’uomo fino a diventare una vera e propria leggenda che si intreccia con i miti di Artù e dei cavalieri della Tavola rotonda. Le tante anime originarie, intrecciate e stratificate, ma tutte intrinsecamente legate a questo oggetto mitico vengono ora riprese nel volume "Il racconto del Graal” (Jouvence, 2021, pp. 558), curato da Giacomo Maria Prati e Alessandro Coscia, libro che punta prima di tutto a ricostruire l’importanza originaria del tema del Graal raccontandone le radici e liberandolo da sterili letture commerciali e stereotipate. 

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Il mito del Graal nasce, infatti, in un momento storico ben preciso: tra la fine del XII secolo e la prima metà del XIII è possibile individuare tutta una serie di romanzi di genere epico-cavalleresco il cui argomento centrale è la ricerca di questo oggetto misterioso. Il primo e il più importante è il Perceval o Conte du Graal di Chrétien de Troyes, al quale, solitamente, è ascritto il merito di aver introdotto il Graal nella letteratura cavalleresca, redatto tra il 1182 e il 1190. Il Conte du Graal di Chrétien de Troyes è considerato il più grande prodotto letterario del mondo feudale, il primo romanzo medievale e il più importante racconto mitico espresso dal cristianesimo dopo l’Anno Mille. Inoltre, è la massima espressione di una società, quella dei cavalieri, in cui dovevano emergere doti peculiari. La principale era la disposizione a compiere gesti da prodi, cioè caratterizzati da quel valor militare di cui il guerriero a cavallo poteva dar prova portando a termine imprese fuori dal comune, al servizio dei più deboli, delle donne oppure di una causa più alta, soprattutto di tipo religioso. Il Graal è quindi il simbolo di un’epoca e dei suoi valori. Un’epoca in cui l’Europa occidentale, seppur fermamente cristiana e maggioritariamente feudale, stava conoscendo alcuni cambiamenti in grado di modificare gli assetti politici e sociali.

I secoli in cui si diffuse il mito del Graal furono quelli della massima vitalità dei comuni italiani, del dinamismo delle città di mare, della spinta che portò migliaia di uomini a costruire palazzi e cattedrali che avevano poco da invidiare ai corrispettivi classici. Furono contadini, artigiani e mercanti, infatti, la grande novità dei secoli tra l’XI e il XIII. Certo non tutti e non tutti allo stesso modo, ma è indubbio che furono i contadini a dissodare sempre nuove terre e a dare il via alla rinascita agricola del Basso Medioevo. Furono gli artigiani ad avviare sempre nuove botteghe e a rivitalizzare per primi le città. E furono i mercanti a portare di nuovo il Mediterraneo occidentale al centro delle relazioni tra Occidente e Oriente.

In questo clima di cambiamento diventava fondamentale per i signori feudali riaffermare anche dal punto di vista culturale la loro centralità. I romanzi cavallereschi servirono a questo e, contemporaneamente, furono anche l’espressione di una nostalgia per un bel tempo che già all’epoca in cui furono scritti sembrava aver superato il proprio apogeo e per questo andava celebrato in prosa e poesia. Il tempo dei cavalieri, delle nobili imprese andava così a contrapporsi alle grette ambizioni mercantili e monetarie dei protagonisti dell’ascesa delle città. E quale impresa era più degna di essere ricordata della ricerca del leggendario calice con cui Cristo avrebbe celebrato l’Ultima cena?

Il Graal fu tutto questo per un’intera società e un’intera cultura, anche se nel corso dei secoli successivi un ampio processo di riappropriazione e ricodificazione dell’immaginario di questo oggetto simbolico ha rischiato di far perdere di vista carismi, specifiche, dinamiche proprie dei romanzi del Graal originari e dei loro contesti medievali. Il racconto del Graal offre allora una visione complessiva del dossier Graal con contributi di storici, filologi, antropologi, filosofi, storici dell’arte e delle religioni, archeologi, con un punto di vista scientifico e rigoroso.

Condurre il lettore in un viaggio nelle sfaccettature del mito del Graal è l’ambizione di questa raccolta di scritti multidisciplinari. Accurati nelle fonti e nella ricostruzione, i saggi del volume si rivolgono, infine, non solo a un pubblico di studiosi specializzati, ma anche a curiosi e appassionati che vedono nella ricerca del Graal sia una sfida intellettuale, sia la storia di un’evoluzione interiore. E vedono nel Graal una della tante radici da cui si è sviluppata l’Europa in cui viviamo.

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