Fino a che punto l’intelligenza artificiale (IA) può sostituirsi alla sensibilità umana nell’arte? In che modo l’IA può aiutare l’intelligenza umana nel comprendere e leggere l’arte? Può un computer interpretare l’oggetto al pari della mano dell’uomo?

Di questo si è parlato durante l’incontro con l’artista visiva Lucia Flego del Gruppo 78, organizzato dal MaC Lula sabato pomeriggio. Successivo alla mostra sull’IA e sulla Robotica che si è tenuta nel mese di aprile alla presenza di artisti e studiosi delle università di Udine e Trieste, l’incontro di sabato, ha posto i presenti dinanzi all’interrogativo su cosa riservi l’arte del futuro.

«L’arte è mezzo di espressione, è libertà, è ricerca costante, è porsi delle domande sull’esistenza dell’uomo e la sua socialità è sperimentazione continua», afferma l’artista, che fa parte del Gruppo 78, nato 45 anni fa a Trieste e al Mac Lula ha esposto la sua opera dal titolo “Climate Change”. Un opera montata su un proiettore olografico le cui immagini tridimensionali hanno mostrato ai visitatori gli effetti devastanti del cambiamento climatico. L’arte come narrazione del tempo moderno, dentro il quale vive e viene percepita, frutto di sperimentazioni avanguardiste. Rigore scientifico e ispirazione umana che miscelati agli algoritmi, rappresentano il frame semantico di un opera creando nuovi orizzonti di bellezza.

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